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BLACK SABBATH Born Again In The ‘80s

 

A livello metal l'inizio degli anni '80, oltre che per l'affermazione dei gruppi della New Wave Of British Heavy Metal è stato fondamentale per la nascita della formazione Black Sabbath che affiancava agli storici Tony Iommi (chitarra) e Geezer Butler (basso) i due ex Rainbow Ronnie James Dio (voce) e Vinny Appice (batteria). Heaven And Hell e Mob Rules sono stati due album magici in cui gli elementi epici tipici della musica dei Rainbow si fondevano con la potenza oscura del classico stile sabbathiano. Per i fan del "Sabba nero" è veramente difficile scegliere a livello qualitativo tra i primi album con Ozzy alla voce e questi due capolavori targati Dio (soprattutto il primo).

I contrasti tra Iommi e Dio portarono allo scioglimento della formazione di Heaven And Hell e poiettarono il piccolo uomo dalla grande voce verso un'apprezzata carriera solista. I Sabbath però decisero di continuare e lo fecero con la più clamorosa tra le mosse. Mentre ai tamburi tornava il redivivo Bill Ward (membro fondatore della band e responsabile delle ritmiche jazzate di album storici quali Black Sabbath o Paranoid), come cantante venne reclutato Ian Gillan, ovvero il cantante della band da sempre rivale dei Sabbath (i Deep Purple). Dovendo fare un esempio calcistico, sarebbe come se Daniele De Rossi diventasse un giocatore della Lazio. Improbabile no? Ebbene Iommi e Gillan ebbero questo coraggio.

Nel 1983 uscì dunque il criticatissimo Born Again, un album che fu molto osteggiato sia dalla critica sia dal pubblico. Oggi Born Again viene rimasterizzato in formato espanso e ci permette di ritornare su quelle vicende con un po' più di obiettiva serenità.

Effettivamente, pur nella rimasterizzazione, emerge l'inadeguata produzione del disco che inficia la prova soprattutto della sezione ritmica. Le canzoni non hanno la profondità necessaria e si appiattiscono sulla voce di Gillan, mai così rauca e malvagia. Dal canto suo Gillan mal si adatta allo stile dei Sabbath; il riffing massiccio di Iommi necessita di un cantante "declamatorio" e quindi il fraseggio in bello stile dell'ex Deep Purple stona terribilmente con il contesto musicale. Si tratta pertanto del disco più brutto della gloriosa carriera dei Sabbath, come ancora oggi dice la critica? Secondo me assolutamente no; certo non è un capolavoro, ma è senz'altro migliore di album come Technical Ecstasy (1976), Never Say Die (1978), Tyr (1990), o Cross Purposes (1993). Ci sono perfino tre canzoni veramente niente male: la title track, Disturbing The Priest e il singolo Digital Bitch.

Subito dopo le sessions dell'album Bill Ward dovette, per problemi di salute, rinunciare al tour mondiale e fu sostituito (maluccio) dal più giovane Bev Bevan. La nuova versione de luxe di Born Again riporta un secondo cd dal vivo in cui si ha testimonianza dell'unico tour di Ian Gillan con i Black Sabbath (stanco delle tensioni accumulate il cantante se ne sarebbe infatti andato nel 1984 per partecipare al più bel disco dei Deep Purple successivo agli anni '70: Perfect Strangers). Il momento topico dell'esibizione si ha quando, tra un'ottima Iron Man ed una deludente Paranoid (due super classici di Ozzy Osbourne), la chitarra di Iommi attacca l'immortale riff di Smoke On The Water. Si scatena il pandemonio con una parte del pubblico che canta insieme a Gillan ed un'altra parte che fischia sonoramente. All'epoca tutto questo venne visto come un peccato mortale ed una lesa maestà: "i Black Sabbath non possono suonare Smoke On The Water!". Oggi sembra niente di più di una canzone giusta suonata dai musicisti sbagliati.

La storia di Born Again serva di lezione a tutti coloro che intendono creare supergruppi a tavolino (contemporaneamente anche Jimmy Page e Paul Rodgers si trovarono in analoghe difficoltà con il progetto Firm), ma serva anche a noi come ammonimento contro le nostre saltuarie tentazioni eccessivamente integraliste e criticone.

                                                               Lorenzo Allori