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Faith No More - Discografia

Insieme ai più noti arcinemici Red Hot Chili Peppers, i Faith No More sono stati il gruppo di punta del movimento crossover negli anni '80 e '90. La band nasce a San Francisco nel 1982, quando il leader Billy Gould (basso) arruola Mike Bordin (batteria), Rod Bottum (tastiere) e Mike Morris (chitarra, voce). Rispetto alla classica miscela di hardcore punk, funk e metal che ha fatto la storia del crossover, i Faith No More aggiungono una sana passione per il post punk di quegli anni (testimoniata dall'utilizzo mai banale delle tastiere).

Il primo album, Who Care A Lot (1985 - **1/2) è ancora molto acerbo e passa per un importante cambio di formazione. Morris infatti se ne è andato ed è stato sostituito da Chuck Mosley (voce) e da Jim Martin (chitarra). Le fortune commerciali dell'album vivono intorno al notevole successo della title track: uno dei primissimi esempi di rap / metal, che mette in mostra la chitarra affatto banale di Martin.

Introduce Yourself (1987 - ***) non fa che ripercorrere i passi del predecessore, anche se in mdoo decisamente più convinto e professionale. Per l'occasione viene anche incisa nuovamente la fortunata Who Care A Lot che, se possibile, ottiene ancora più consensi di prima. Da qui nasceranno i vari connubi crossover tra Anthrax e Public Enemy o tra Aerosmith e Run DMC.

Le cose cambiano radicalmente con l'arrivo della strepitosa voce di Mike Patton. Il nuovo cantante, grande appassionato di soul, pop elettronico e musica sperimentale, porta i Faith No More in una dimensione veramente priva di paure o pudori di sorta. Semplicemente irrefrenabile è pertanto il successivo album The Real Thing (1989 - ****), che riesce a mischiare l'energia del metal ad interessanti intuizioni melodiche. Epic, Falling To Pieces o Edge Of The World mostrano le nuove frontiere del crossover, ma gli amanti del metal più ortodosso possono trovare pane per i propri denti con la travolgente From Out Of Nowhere e con l'ironica cover di War Pigs (Black Sabbath).

Live At The Brixton Academy (1991 - ***) fotografa il tour successivo alla pubblicazione di The Real Thing. La resa del disco è penalizzata da una produzione non all'altezza, che mette in secondo piano in modo evidente le parti di chitarra. L'album è comunque da acquistare per la presenza in scaletta del bellissimo inedito (registrato in studio) The Cowboy Song e per il gustoso medley Epic / Make My Day.

Pochi album hanno scatenato così tante polemiche come Angel Dust (1992 - ****) nella storia della musica rock. Il disco forse più pop del gruppo è anche quello che meglio rappresenta la follia creativa del dinamico duo Gould / Patton. I metal kids lasciano in massa i concerti della band, la quale però acquisisce nuovi adepti. Le pietre principali su cui si fonda lo scandalo sono le linee vocali di Patton, mai così vicine alla sinuosità della black music.
 

Il punto di non ritorno è dato dalla rispettosa cover della melensa Easy (realizzata negli anni '70 dai Commodores di Lionel Richie). Nel disco ci sono però anche i virtuosismi ritmici di Land Of Sunshine, il can can infernale di Be Aggressive, il pianoforte lirico di Everything's Ruined e la schizofrenica melodia della leggendaria Midlife Crisis.

Il carismatico e riccioluto Jim Martin esce dal gruppo in polemica con il resto del gruppo. I Faith No More continuano in quartetto, con la chitarra di Trey Spruance ingaggiata esclusivamente per le incisioni in studio. King For A Day...Fool For Lifetime (1995 - ****) viene stroncato dalla critica perché estremizza la formula di Angel Dust: eleganti ballate soul (Evidence, Take This Bottle, The Last To Know, King For A Day) si alternano senza soluzioni di continuità a decise sfuriate hardcore punk, addirittura in growl style (Get Out, Digging The Grave, The Gentle Art Of Making Enemies, Cuckoo For Caca). Ancora una volta la produzione non è un gran che (il disco viene inciso ad un volume incomprensibilmente basso, soprattutto visto il genere), ma le canzoni ripagano ogni altra considerazione negativa. Mike Patton è decisamente l'unico cantante al mondo (almeno fino all'avvento di Serj Tankian) capace di cantare con disinvoltura un pezzo come Ricochet.

C'è grande attesa per la mossa successiva (amplificata dalla riproposizione della formazione in quintetto, con l'ingaggio a tempo pieno della chitarra di Jon Hudson), ma Album Of The Year (1997 - ***), nonostante il titolo spavaldo, si rivela un mezzo flop. Se Collision o Ashes To Ashes si attestano su un piacevole alternative rock molto melodico, non piacciono affatto certi arrangiamenti eccessivamente cervellotici. I Faith No More, da sempre capaci naturalmente di stupire, esagerano con i colpi ad effetto, finendo per banalizzare tutta l'opera. Bello comunque il dialogo tastiere / chitarra che nobilita Stripsearch, mentre Last Cup Of Sorrow è l'ennesimo classico di una grande carriera, che però si interrompe bruscamente. Patton da questo momento si dedica ai suoi numerosi progetti paralleli, mentre Mike Bordin, per un breve periodo, diventa il batterista dei Korn. Nel frattempo la febbre di Faith No More continua ad essere alimentata da chi non vuole rassegnarsi a vedere finire la storia del gruppo con una mezza delusione come Album Of The Year.

 
Dopo diciotto anni di silenzio, la sigla Faith No More torna in pista con il tanto sospirato Sol Invictus (2015 - ***1/2). La formazione è la stessa che ci aveva salutati negli anni '90 (ancora Jon Hudson alla chitarra) e riparte proprio da lì, per fortuna eliminando certi peccati di superbia che avevano caratterizzato Album Of The Year.
Sol Invictus non è disco epocale come Angel Dust o King For A Day, ma ha il merito di farci ritrovare un gruppo fondamentale per lo sviluppo del rock alternativo. Se l'inizio della scaletta è legato a certi altri progetti della carriera parallela di Mike Patton (in particolare Peeping Tom per la title track e Tomahawk per Superhero - entrambe con Roddy Bottum ad imperversare in lungo ed in largo con le proprie tastiere), dopo si entra al 100% nel mood Faith No More. Forse ci sono meno elementi funk e più classicamente rock del passato (basta ascoltare l'enfasi epica della ballata Matador, lontana mille miglia dalla sensualità di Evidence). Poi ci sono anche le classiche impennate simil metalcore, con piccoli gioielli che rispondono ai nomi di Separation Anxiety, Cone Of Shame e Black Friday. Il primo singolo estratto, intitolato Motherfucker, si chiude con il primo grande assolo di chitarra in un disco dei Faith No More fin dai tempi della dipartita di Jim Martin.
  Lorenzo Allori