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NICK CAVE Discografia

Nicholas Edward Cave, australiano classe 1957, è stato, alla testa dei Birthday Party, uno dei personaggi più carismatici della scena post punk di inizio anni '80. Dopo una frequentazione berlinese con gli Einsturzende Neubaten, viene convinto da Blixa Bargeld a sciogliere i Birthday Party per iniziare una carriera solista molto più concentrata sulla forma canzone. Nascono così i Bad Seeds, leggendario gruppo di accompagnamento proteiforme, di cui parliamo diffusamente in un altro articolo di approfondimento del nostro sito denominato Semi cattivi fanno buoni frutti.

Il primo album della carriera solista di Nick Cave si intitola From Her To Eternity (1984 - ***) ed è di fatto il naturale proseguimento dell'avventura musicale super abrasiva dei Birthday Party (del resto Mick Harvey e Hugo Race provengono dritti dalle sessions di Junkyard, ultimo album dei BP). Il disco si ricorda soprattutto per due inaspettate cover come In The Ghetto (Elvis Presley) ed Avalanche (Leonard Cohen), che dicono moltissimo su quello che sarà il successivo percorso artistico del Re Inkiostro. Per il resto rimane negli annali solo il disperato urlo della title track.

La fascinazione per gli Stati Uniti rurali descritti nei romanzi di William Faulkner, produce la prima vera svolta della carriera di Cave. The Fistborn Is Dead (1985 - ***1/2) può essere considerato un disco blues, ma è come se Tom Waits e Stan Ridgeway facessero un album a quattro mani. Le traiettorie musicali delle canzoni non sono canoniche, anche a causa della sferragliante chitarra di Bargeld (Knockin' On Joe, Black Crow King). La prima grandissima canzone di Nick Cave si chiama Tupelo ed intende omaggiare Elvis Presley passando per John Lee Hooker. Gli americanismi non sono però finiti qui: anche la cover di Wanted Man di Johnny Cash e il brano autografo Blind Lemon Jefferson (dedicato al grande chitarrista blues texano) sono testimonianze del nuovo corso di Cave, lontano dal puro post punk. I temi di questo album saranno poi ispiratori di And The Ass Saw The Angel, primo romanzo del cantautore australiano.

 La tossicodipendenza costringe Nick a ridurre il proprio impegno di scrittore. Per questo motivo viene assemblato un disco di cover intitolato Kicking Against The Pricks (1986 - ***1/2). La scelta delle canzoni è così originale, competente ed innovativa da far gridare da subito al miracolo.

Per la critica questo è da sempre "il disco per eccellenza" di Cave. Io sono di diverso avviso, anche perché sarebbe riduttivo per colui che considero il miglior cantautore della sua generazione. C'è ancora molta America che scorre tra i solchi di Kicking Against The Pricks, in direzione country, folk e blues. Bellissima la versione del tradizionale Long Black Veil, quella di All Tomorrow's Parties dei Velvet Underground ed infine quella di The Hammer Song di Alex Harvey.

Your Funeral....My Trial (1986 - ***) è francamente il peggior lavoro della primissima parte della carriera solista. L'iniziale Sad Waters segue le suggestioni degli ultimi dischi, ma la scaletta è spesso priva di mordente, risultando in definitiva caotica e mal prodotta. Pur in questo contesto il disco riesce a strappare comunque la sufficienza grazie alla presenza della strepitosa Stranger Than Kindness, forse la canzone più bella di tutto il repertorio.

Molto travagliato nelle registrazioni (Nick Cave è sempre più invischiato nella dipendenza da eroina ed i Bad Seeds hanno formazione mobile per i tanti progetti paralleli dei membri del complesso), Tender Prey (1988 - ****1/2) è invece un grande successo artistico. Il gruppo si riappropria del rock n'roll con inni possenti come Deanna o City Of Refuge, ma riesce anche ad accarezzare i propri fans con la ballata New Morning. L'iniziale The Mercy Seat, che racconta i pensieri di un condannato a morte negli ultimi istanti di vita, è uno dei testi più belli usciti dalla penna di Nick.

Arrivato ad un passo dall'overdose, Cave decide di disintossicarsi ed un lungo viaggio in Brasile lo porta all'incontro definitivo con il cristianesimo. The Good Son (1990 - ****) è album finalmente pacificato, che vede l'autore accompagnarsi spesso al pianoforte in ballate dalla forte carica spirituale. Dal cilindro escono Foi Na Cruz, The Good Son, The Weeping Song, The Ship Song e Lucy. Certo non è poco, anzi è tantissima roba.

Dopo che la collaborazione con Shane McGowan, cantante degli Irlandesi Pogues, ha prodotto lo scialbo ep What A Wonderful World (1992 - **), Nick Cave rilascia un nuovo disco molto rock, sulla scia dello stile di Tender Prey. L'album si intitola Henry's Dream (1992 - ***1/2) ed è talvolta un esplicito richiamo ai vecchi Birthday Party. La violenza comincia ad essere l'argomento preferito di Nick Cave che, come un Cormac McCarthy dei bassifondi, probabilmente pensa di esorcizzarla parlandone compiutamente. Ecco dunque Papa Won't Leave You Henry, I Had A Dream Joe, Straight To You, Brother My Cup Is Empty, John Finn's Wife e Jack The Ripper. Questo è il suo disco solista più gotico in assoluto.

I tempi sono maturi per l'uscita di un disco dal vivo. Live Seeds (1993 - ****) di certo non delude gli ascoltatori, con un sound crudo e selvaggio magistralmente sorretto dalle chitarre elettriche di Mick Harvey e Blixa Bargeld. Nick Cave è un predicatore ed un aizzatore di folle, capace di incitarle fino al parossismo (Deanna, Brother My Cup Is Empty) o di accarezzarle con la forza della melodia (The Weeping Song). Molto azzeccata la cover di Plain Gold Ring di Nina Simone.

Fino a questo momento il nostro non è stato niente di più che un artista di culto. Let Love In (1994 - ***1/2) cambia tutto grazie al successo di massa dei singoli Do You Love Me? e Loverman, che per dire la verità non sono nemmeno indimenticabili. Mai il suono di Cave è stato così pop ed accattivante e gli elementi abrasivi sono ridotti ai minimi termini (Jangling Jack). Sono invece entusiasmanti la ballata I Let Love In e la sinistra Red Right Hand, che di fatto anticipa il disco successivo.

La ballata assassina, intesa come canzone che racconta efferati fatti di sangue, è un preciso genere della tradizione folk anglosassone. Nick Cave si rende conto di avere in modo naturale nelle sue corde questo tipo di ispirazione e dunque decide di dedicare un intero album a questo tipo di storie. Murder Ballads (1996 - ****1/2) è proprio quello che dice il titolo: un'impressionante successione di morti ammazzati in modo violento, che si conclude con l'ironica cover di Death Is Not The End di Bob Dylan. Il giro di basso di Stagger Lee ed il violino della chilometrica O'Malleys Bar sono musicalmente i punti forti del programma, ma il grande pubblico apprezza soprattutto i duetti Henry Lee con PJ Harvey (da poco musa ed amante di Cave) ed il più sorprendente Where The Wild Roses Gow con la stellina pop Kylie Minogue (all'epoca moglie di Cave). Insomma un affollamento di sentimento e di cieca violenza.

Una nuova crisi mistico religiosa del nostro Nick produce un album di rock cristiano intitolato The Boatman's Call (1997 - ****), che è forse quanto di meglio mai prodotto dal Cave balladeer. Le vette della scaletta sono rappresentate dal singolo Into My Arms, da Brompton Oratory, da Green Eyes e soprattutto dalla struggente canzone d'amore Are You The One That I've Been Waiting For?.

Il secondo album dal vivo della carriera, intitolato Live At The Royal Albert Hall (1999 - ****) esce solo come cd allegato alla versione deluxe della raccolta The Very Best Of The Bad Seeds. Questo concerto, dal suono caldo ed elegante, si compensa perfettamente con l'atmosfera battagliera del precedente live.

Nick Cave continua nel filone delle ballate religiose con un nuovo successo di pubblico intitolato No More Shall We Part (2001 - ****). Blixa Bargeld, da sempre anima rumorista dei Bad Seeds, se ne va perché non concorda con un sound che ha ormai il pianoforte di Cave come strumento base. Il ruolo di "terrorista sonico" dei Bad Seeds verrà dunque preso dal violinista Warren Ellis, leader dei post rockers Dirty Three e nuovo autentico alter ego artistico del leader. As I Sat Sadly By Her Side, And No More Shall We Part, Hallelujah, il singolo Fifteen Feet Of Pure White Snow e God Is In The House sono capaci di fare piangere come vitellini da latte anche i duri e puri del rock n'roll. Poi c'è spazio anche per il possente crescendo elettrico di The Sorrowful Wife.

Il ritorno al rock di Nick Cave avviene con Nocturama (2003 - **1/2), un album sul quale vengono riversate moltissime aspettative, ma che produce poco o niente. Il singolo Bring It On è così facile e risaputo da non sembrare nemmeno una canzone di Nick Cave, così come la ballata Wonderful Life sembra un outtake dai due album precedenti. E' infine involontariamente (almeno si spera) parodistica l'insensata violenza sonora dei quindici minuti di Babe I'm On Fire. Nocturama è il disco peggiore di una carriera quasi immacolata.

Dopo la caduta i grandi sanno sempre rialzarsi. Si tratta di una regola fissa del rock n'roll. Ecco che Nick Cave piazza addirittura due grandi album in un solo anno. Abbatoir Blues (2004 - ****) e The Lyre Of Orpheus (2004 - ****) vengono venduti insieme poiché figli delle stesse sessions. Mentre i fans di lunga data temono la caduta definitiva a causa dei non indimenticabili singoli Breathless e Nature Boy, i due album racchiudono invece grandi canzoni piene di impeto (Supernaturally, There She Goes My Beautiful World), di elettricità (Hiding All Away), di poesia (Let The Bells Ring) e di coralità gospel (Carry Me, O Children). Il sound dei due album è effettivamente molto simile, anche se The Lyre Of Orpheus è leggermente più quieto di Abbatoir Blues.

Un nuovo avvicendamento al sound dei Birthday Party produce una nuova mezza delusione. Dig, Lazarus, Dig!!! (2008 - ***), nonostante la ruffiana title track e la bella Midnight Man mostra una decisa stanchezza nel progetto Bad Seeds. Dig, Lazarus, Dig!!! con il suo suono potente e quasi hard rock è una diretta emanazione del progetto Grinderman, che vede Nick Cave cantare e suonare la chitarra ritmica in un classico quartetto rock, insieme ad alcuni componenti dei Bad Seeds. I due album del gruppo in questione si intitolano Grinderman (2007 - ***) e Grinderman II (2010 - ***1/2) e sono comunque due prodotti gradevoli.

Il primo è più duro e si lascia ricordare per brani sboccati quali Get It On ed Electric Alice; più simile invece ai classici dei Bad Seeds il secondo album, con canzoni di maggiore qualità e più rifinite negli arrangiamenti (Mickey Mouse And The Goodbye Man, When My Baby Comes, Palaces Of Montezuma).

La frequentazione con Warren Ellis, da sempre produttore di musica strumentale con i suoi Dirty Three, piazza Nick Cave ed il suo inseparabile pard tra i più richiesti autori di colonne sonore del mondo. Tra le tante realizzate dal duo si ricordano in particolare per la qualità dei temi proposti The Assassination Of Jesse James (2007 - ***) e The Road (2009 - ***1/2).

Il 2013 vede Nick Cave resuscitare nuovamente i Bad Seeds con lo spiazzante Push The Sky Away (****). Si tratta di un album ancora più lento e meditativo di The Good Son o di The Boatman's Call, che cresce alla distanza, ascolto dopo ascolto.   

Il singolo Jubilee Street (diviso in due parti, come talvolta accadeva nelle scalette degli anni '70) è un vero portento, stretto tra peccato e redenzione, tra cielo ed inferi. Della stessa pasta sopraffina sono anche le altrettanto formidabili Higgs Boson Blues e Push The Sky Away. L'eleganza formale è tornata ad impossessarsi di Nick Cave, lasciando momentaneamente fuori della porta il sudore talvolta rancido del rock n'roll.

 
Push The Sky Away è un album cardine nella discografia di Nick. Il successivo tour ha visto la versione più coesa dei Bad Seeds fin dai tempi di Blixa Bargeld. Live From KCRW (2013 - ****) è un album dal vivo, registrato con pubblico selezionato negli studi di una famosa radio di Santa Monica, California. Viene mantenuto il mood quieto di Push The Sky Away, salvo la conclusiva ed al solito abrasiva Jack The Ripper.

Per il resto i brani migliori provengono dalla scaletta dell'ultimo disco, anche se qui è contenuta la migliore The Mercy Seat di sempre ed una bellissima And No More Shall We Part.

Skeleton Tree (2016 - ***1/2) è la risposta di Nick Cave al terribile lutto relativo al controverso incidente che ha causato la morte del figlio quindicenne nell’autunno 2015. Album funereo fin dalla copertina, ma la cui ispirazione forse non è del tutto dovuta all’evento luttuoso in sé. In effetti la lavorazione di Skeleton Tree era già avanzata nel novembre 2015 e molti brani erano già stati composti.
 
Le canzoni sono pervase da una forte carica spirituale e mantengono la forma minimale delle ballate caveiane, che aveva caratterizzato felicemente Push The Sky Away. La voce sembra avere quasi difficoltà ad uscire dalla bocca e spesso è ridotta a poco più di un rantolo biascicato. Gli strumenti sono usati con parsimonia e vengono quasi sostituiti in toto da effetti elettronici, mentre dappertutto regnano il violino e l’organo di Warren Ellis. I Bad Seeds in Skeleton Tree sono un inutile orpello e questa raccolta di canzoni appare come il primo vero album solista del cantautore australiano. Rings Of Saturn potrebbe benissimo fare la sua figura su Blackstar di David Bowie (disco che possiede la stessa attesa dell’ineluttabile, ma espressa in un modo spesso diverso) ed è il brano più “vivace” della scaletta. Qui si vede come anche Cave si sia interessato alla ricerca ritmica di certo hip hop sperimentale. Jesus Alone, Girl In Amber (sorta di requiem con voce femminile) e Skeleton Tree sono tristissime, ma comunque godibili. Il dolore vero arriva con Magneto o Distant Sky. L’artista qui ha creato un vuoto pneumatico che riesce quasi ad escludere la musica. Non c’è redenzione, non c’è salvezza e non c’è perfino nemmeno l’onnipresente senso del peccato che ha sempre pervaso le sue canzoni. Il Nick Cave di Skeleton Tree è come il suicida che si sta preparando il nodo scorsoio. Affascinante conoscerne lo stato d’animo, ma impossibile seguirlo e farselo piacere del tutto, se non probabilmente travisando il significato dell’intera opera.
  Lorenzo Allori