La più famosa band dell'alternative rock di Seattle nasce intorno al 1987. Il cantante e chitarrista Kurt Cobain, fan sfegatato di Melvins e Tad, si unisce al bassista di origine croata Krist Novoselic ed al batterista Chad Channing (ultimo di una lunghissima serie di batteristi succedutisi in formazione). Inizialmente il cocktail musicale del gruppo non è molto diverso da quello di una miriade di altre band che hanno deciso di unire la rabbia senza compromessi dell'hardcore punk al migliore hard rock anni '70. Il primo album, Bleach (1989 - ***1/2), è grezzo esattamente com'è lecito attendersi da un gruppo con gli ascendenti del trio. Negative Creep è il manifesto perfetto della loro musica: un ritornello super orecchiabile, che basta ed avanza per fare un'intera canzone. I Nirvana sono i nuovi Ramones, anche se certo non possiedono l'ironia del quartetto newyorkese. Compensano però con la forza di riff sabbathiani come quelli di Floyd The Barber e School o con l'istintiva melodia beatlesiana di About A Girl. Vale il prezzo del disco (invero venduto non tantissimo) la splendida cover di Love Buzz degli Shocking Blue. Il garage rock di fine anni '80 parla la cruda lingua di Bleach. |
Il sound dell'album è talmente compatto che si faticano a distinguere i brani. Dopo molti ascolti emerge però nitida la bellezza pop di Smells Like Teen Spirit, In Bloom, Polly, Come As You Are e Lithium. L'inquieto Cobain dà il meglio di sé in schegge di puro e doloroso lirismo intitolate Something In The Way, Drain You ed On A Plain. Le regole del mercato suggeriscono alla Geffen di fare uscire in fretta e furia un album formato da cover e scarti dai dischi precedenti. Incesticide (1992 - **) ha un senso soltanto se siete fan completisti del trio di Aberdeen. Il singolo Sliver (peraltro immeritato successo commerciale) è la tipica sintesi della raccolta: una canzone velocissima, formata quasi esclusivamente da un ritornello così "facile" da rasentare la petulanza. Tra cover dei Devo e degli inglesi Vaselines (davvero non male Molly's Lips), gli unici momenti degni di nota si intitolano Dive, Aneurysm e Big Long Now. |
Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle, Serve The Servants e Heart - Shaped Box sono dolorosamente autobiografiche; Milk It e Scentless Apprentice sono rabbiose e pure come erano le canzoni di Bleach; infine le amare invettive di Penny Royal Tea e All Apologies consegnano Kurt all'eternità. Unplugged Live MTV In New York (1994 - *****) è semplicemente uno dei dischi dal vivo più belli della storia ed insieme icona indelebile dell'epopea della grunge generation. Cobain sta per uccidersi e non fa niente per nascondere il proprio precario equilibrio psico - fisico. Colpisce soprattutto la scelta indovinata delle cover: Where Do You Sleep Last Night? (canzone folk di Leadbelly, che Cobain aveva conosciuto partecipando alle sessions del primo disco solista dell'amico Mark Lanegan), The Man Who Sold The World (un David Bowie d'annata) e Jesus Doesn't Want Me For A Sunbeam (The Vaselines). Ci sono poi ben tre canzoni dei mitici Meat Puppets, suonate in compagnia degli stessi fratelli Kirkwood. Poi ecco alcune perle nirvaniane, con lo straziante urlo di All Apologies, che ancora ci scuote nel profondo. La versione di About A Girl qui contenuta raggiunse il numero uno in classifica e lo mantenne per diverse settimane. Nel frattempo il gruppo era divenuto un quartetto, con l'aggiunta della chitarra dell'ex Germs Pat Smear. Dopo il live acustico, ecco quello elettrico. From The Muddy Banks Of The Wishkah (1996 - ***1/2) esce quando è ancora palpabile la commozione per la morte di Cobain. L'album viene penalizzato dal suo essere una compilation che assembla spezzoni dal vivo provenienti da tutta la storia del gruppo. Per i fans sempre a caccia di nuove canzoni è una manna dal cielo, ma a mente fredda non è certo un capolavoro. Comunque risulta interessante il ripescaggio di Spank Thru, primissima canzone incisa dai Nirvana, registrata in un concerto romano durante il tour del 1991. Nel corso degli anni emergono alcune registrazioni degli ultimi giorni della band, che non fanno che aumentare la tristezza. I Hate Myself And Want To Die o You Know You're Right sono bellissime canzoni, ma profondamente intrise di un'insopprimibile voglia di scomparire agli occhi del mondo. Molto meglio la devastante potenza di Live At Reading (2009 - ****), che registra l'esibizione dei Nirvana al famoso festival britannico, il 30 agosto del 1992. Era appena uscito Incesticide e la band è selvaggia e tirata a lucido al punto giusto. Nonostante Incesticide sia indiscutibilmente il più brutto album del trio, sono proprio le sue canzoni (in particolare Been A Son ed Aneurysm) ad essere particolarmente ispirate quella sera. |