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Dusk Day 2008

Manifestazione unica nel variegato panorama italiano dei fan club (e non solo?), il "Dusk Day" di Orvieto si è ormai caratterizzato da quattro anni come un appuntamento stimolante ed irrinunciabile per gli appassionati dei Genesis, del progressive rock e, più in generale, della buona musica.

 
Di quella che ci stringe il cuore, per intenderci, quella che ci accompagna negli anni e che finisce per trovarsi, immancabilmente, al saldo attivo nei più incontestabili conti sulla nostra vita. Tutto ha inizio da Mario Giammetti e dalla sua splendida rivista quadrimestrale Dusk, che dal 1991 costituisce per i fans italiani il vero e unico punto di riferimento, professionale e aggiornatissimo, per ogni notizia proveniente dal mondo Genesis. L'idea del "Dusk Day" nasce nel 2005 con l'intenzione di celebrare tra amici il traguardo dei cinquanta numeri, ma da subito si rivela essere qualcosa di più. Messa in piedi da Silvio Amenduni e dai ragazzi del Genesis club "Rex House" Umbria, la manifestazione diventa annuale ed, insieme, uno degli eventi di punta della rassegna culturale del Comune di Orvieto "Venti Ascensionali", stabilendo inoltre un meritorio collegamento con l'associazione di beneficenza AMREF, cui vanno i proventi degli incassi e delle aste di memorabilia vari.
 

Il "Dusk Day" ci riporta tutti gli anni alle soglie di un mondo che ci ha affascinato da sempre, e che a sua volta diventa una sorta di passepartout della musica a 360°. Perché va ricordato: non esiste nessun altro gruppo in cui tutti i componenti siano anche compositori! 

E partendo dal suono Genesis, certo unico ed inconfondibile ma altrettanto certamente, in senso buono, datato, e dunque legato a un periodo storico, sociale e culturale, ai suoi sogni e alle sue illusioni, si può arrivare dovunque: al nome venerato da tutti, il Peter Gabriel sospeso tra world music, elettronica e soul, ma anche alle raffinate composizioni classiche del tastierista Tony Banks e del chitarrista Steve Hackett (autore anche di una serie di eccellenti dischi elettrici) come al successo planetario del pop da classifica di Phil Collins e Mike Rutherford (con i Mechanics) e, last but not least, ai 30 (!) dischi solisti del vero custode delle magiche atmosfere Genesis, il grande e misconosciuto polistrumentista Anthony Phillips. Pensate che Giammetti, dopo aver scritto ben tre libri sul gruppo, si sta adesso cimentando in un'impresa al limite del possibile, pubblicando per le Edizioni Segno di Udine una monografia per ogni Genesis solista (quest'anno era il turno di Phillips). Se dunque nei tre anni precedenti si erano già succeduti ad Orvieto ospiti importanti (John Mayhew, Ray Wilson, Richard McPhail) questa edizione ha davvero superato se stessa. Quest'anno, ad esempio, c'era Bernardo Lanzetti (già Acqua Fragile e PFM) ma anche un cantante di tutt'altra estrazione come Graziano Romani (ex Rocking Chairs), più una serie di validissimi musicisti di estrazione classica (i pratesi After Genesis e l'organista Marco Lo Muscio). Soprattutto, tuttavia, quest'anno c'era il colpo a sensazione: Steve Hackett, venuto di buon grado col fratello John ad incontrare i fans e a sottoporsi al fuoco di fila delle loro domande in un Teatro Mancinelli riempito in ogni ordine di posti (500 persone). Ma andiamo per ordine...

Arriviamo ad Orvieto di buon'ora, "bubbolando" letteralmente per la temperatura assai fresca. Uno sguardo ai capolavori di questa splendida cittadina, il meraviglioso Duomo, il Palazzo Comunale, e via di corsa al Teatro Mancinelli a prendere i biglietti, con fermata obbligata alla mostra fotografica sull'ospite del giorno, Steve Hackett. Spuntino veloce in Piazza del Duomo, qualche foto ed è già il tempo del primo concerto, in cui il valente organista Marco Lo Muscio reinterpreta con bella autonomia alcuni brani del repertorio di Hackett, Keith Emerson e Rick Wakeman all'organo a canne del Duomo: siamo ascoltatori e allo stesso tempo osservatori rapiti del grandioso ciclo di affreschi del Signorelli, musica e arte si incrociano e l'effetto è davvero notevole. Alla fine del concerto, sarà lo stesso Hackett a congratularsi con un Lo Muscio comprensibilmente emozionato. Hackett è il divo, si potrebbe dire, ma un divo che accetta di venire a Orvieto gratis e che conserva una gentilezza e una disponibilità rara nei confronti dei fans. Anche per questo risulta possibile la foto che trovate qui sopra...
Poi tutti, di gran carriera, al Teatro Mancinelli per il vero inizio della manifestazione. Passa l'asta per AMREF, passano le presentazione dei libri (da citare, oltre alla monografia su Phillips, il volume di Luca Alberici Old Memories Genesis: a scattered page of the book 1969-1973 vol.1) ed è il turno degli After Genesis, già presenti nelle prime due edizioni del "Dusk Day". Anche stavolta Alessandro Cavicchi, Alberto Bocini e Andrea Baggio conquistano la platea con i loro virtuosismi classici e, soprattutto, con le particolarissime rielaborazioni (per pianoforte, contrabbasso e nastri elettronici) di brani come Firth Of Fifth e Chamber Of 32 Doors . Davvero bravo, il trio pratese. A presto, forse, un'intervista su Radiogas... A seguire, la calda voce blues di Graziano Romani, la cui ruvida estrazione rock non ha davvero niente a che vedere con i Genesis, ma che comunque eccelle nella ripresa di alcune delle canzoni più belle del repertorio di Peter Gabriel, come White Shadow e Mother Of Violence. Trascinante ed energetico. Ma è ormai arrivato il momento da tutti atteso, quello di Steve Hackett. Anzi no. Perché prima, in completa solitudine, si presenta John Hackett, fratello d'arte, certo, ma soprattutto flautista di valore ed autore del bellissimo album pop-progressive Checking Out Of London. A chitarra e voce (molto bella) ci fa ascoltare, tra le altre, The Hallway and the Pram, in cui finalmente, invocato e addirittura preceduto dall'applauso del pubblico, interviene anche Steve all'armonica!! Poi il concerto diventa un duo acustico, chitarra e flauto, e l'emozione s'impenna... Grande intesa e belle occhiate, sul palco, tra i due fratelli, che ci suonano Black Light, Hands of the Priestess, Ace of Wands. Splendide, davvero... Ma non è un vero concerto, perché Hackett non è venuto per questo, e dunque l'esibizione si interrompe dopo pochi brani. Non l'emozione, però. Infatti il nostro chitarrista, il "divo", e sfido chiunque a trovare tanti altri divi che lo facciano, invita il pubblico ad applaudire con affetto l'uomo che con la sua passione ha reso possibile tutto questo, Mario Giammetti. Che raccoglie gli applausi, sale sul palco e presiede all'intervista "due contro tutti" dei fratelli Hackett con i fans. Disponibilità massima per le richieste più incredibili, ma anche alcune risposte interessanti: sul nuovo album elettrico con Chris Squire degli Yes, sul concetto di progressive oggi, sui suoi brani e album preferiti con i Genesis. Parla molto, Hackett, e argomenta con intelligenza ed interesse. Senza dimenticare un'ironia tutta inglese. All'ultima domanda su un'eventuale collaborazione con musicisti italiani, risponde infatti che per ora gli sono state offerti solo cibo e vino... E infatti, data l'ora, supper's ready.
Dopo cena la stanchezza comincerebbe pure a farsi un po' sentire, ma... non è mica finita. C'è ancora Bernardo Lanzetti, vestito con una giacca da Pierrot e collegato a un attrezzo infernale che gli permette di suonare gli strumenti con la voce (!). Figura dell'artista sensibile e senza compromessi, ha un'immagine molto teatrale che non può non rimandare, complice il timbro vocale, a un certo Gabriel... Comincia presentando alcuni brani, molto interessanti, dal suo ultimo lavoro Eclecticlanz, ma il pubblico rimasto lo attende al varco. E quando entrano ad accompagnarlo i The Lamb, valida cover band, Lanzetti ci dona un'interpretazione entusiasmante di The Return of the Giant Hogweed, rovinata solo da una sciagurata batteria al centro del mix. Poi qualche altro brano dei The Lamb e sembrerebbe finita davvero. Macché!! Sono ormai le 11 di sera, ma gli organizzatori salgono sul palco e improvvisano una jam su I Know What I Like. Salgono tutti sul palco, Lanzetti, Romani, gli After Genesis, sale il pubblico, salgono i bambini.. E' un momento bellissimo.
E si chiude così. Con la gioia di aver partecipato e in testa le parole dell'organizzatore, Silvio Amenduni ("come si potrà arrivare a fare meglio??"). Mentre imbocchiamo l'autostrada per Firenze, pensiamo che sarebbe comunque un delitto non provarci.

Luca Perlini