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CHI L'HA VISTA? - Norma Rangeri

Norma Rangeri spara a zero
sull'infotaiment e la lottizzazione politica

PICCOLO SCHERMO IGNOBILE
Tutto il peggio della tv da Berlusconi a Prodi

di David Fiesoli

Ora che si è saputo che invece di un mostruoso duopolio abbiamo sempre avuto uno scandaloso monopolio televisivo, perchè Mediaset e Rai si accordavano, il piccolo schermo è diventato piccolissimo. Come i tanga delle donnine che ci sgambettano dentro. Come i salotti televisivi e chi ci sta ospite, da Vespa tra i Crepet e le Palombelli, i Meluzzi e le Santanchè, e la scosciata di turno.

  Tutto sempre più piccino, come le idee e le coscienze di chi ci lavora, verrebbe da dire, leggendo il libro di una tra le penne più appuntite e spietate che abbiano scritto di tv: Norma Rangeri, seguitissima nelle sue rubriche su "Manifesto" e "Tirreno".

Lei, non fa sconti a nessuno: non è uno di quegli scribacchini il cui talento maggiore è la piaggeria, e infatti Bruno vespa non la invita in tv, ma va da Bertolino a Glob.


Rangeri è una dei pochi giornalisti televisivi che, davvero al servizio del telespettatore, racconta l'anomalia italiana partendo dal fatto che l'architrave che dà forma e sostanza all'intero edificio mediatico è il telegiornale, non solo perchè è il programma più visto e influenza l'orientamento dell'opinione pubblica ma anche perchè condiziona il resto della programmazione, scandisce i temi dell'agenda politica, e soprattutto lega le testate televisive agli editori di riferimento: i partiti.

"Se i telegiornali non si fossero trasformati in un campionario di gossip e sexy-calendari - scrive Rangeri - non avremmo assistito al porno-soft del sabato sera o alle domeniche bestiali con le protagoniste di Vallettopoli ingaggiate per l'intrattenimento familiare". E allo smutandamento generale, allo scandaloso modo con cui vengono rappresentate le donne in tv, alle clientele e alle carriere-miracolo, è dedicata la prima parte del libro, tra un Costantino che massaggia i piedi a Lele Mora e una Michelle Bonev che folgora Saccà, direttore generale della Rai. La seconda parte è una vera maratona nel perbenismo, nel voyeurismo e nell'horror, tra il Vespaio di Cogne, la processione Televaticana e la Guerra, madre di tutte le disinformazioni. Terza parte: l'informazione, da teleCraxi all'editto bulgaro con cui Berlusconi fece fuori Luttazzi, Biagi e Santoro.

Raccontare poi il Tg1 da Vespa a Riotta significa non solo ripercorrere tumultuose vicende politiche da Tangentopoli al berlusconismo, ma accorgersi anche che da Berlusconi a Prodi non è cambiato granchè, e il piccolo schermo resta sempre troppo piccolo per una società che vorrebbe compiere, passi in avanti. Per fortuna, scrive Rangeri, qualcosa di buono ogni tanto capita: come i Benigni, i Celentano, i Luttazzi (per fortuna tornato su La 7 con "Decameron"). E potremmo aggiungere "Report" della Gabanelli, il "Chi l'ha visto" di Federica Sciarelli, l'Anno zero di Santoro, il "Parla con me" della Dandini, "Che tempo che fa", Blob e Glob. Quasi tutto su RaiTre.

Il resto è "guerra dell'audience, anoressia culturale, bulimia sessuale, partitocrazia tv, abitudine al potere", dice Rangeri. E tra il peggio svetta il "Porta a porta" dell'inamovibile (ma perchè?) Bruno Vespa.

NORMA RANGERI
"Chi l'ha vista?"
Rizzoli, pp.314,
euro 17