Ma il fiume di denaro pubblico arriva perfino ai giornali italiani appartenenti a società quotate in Borsa. Fiume di denaro sottratto alle disastrate finanze statali, mentre si applica un prelievo fiscale da lacrime e sangue, e si tagliano servizi e pensioni. E con la Finanziaria in discussione in questi giorni si parlava di un taglio del 7% ai soldi per i giornali e invece è stato del 4%. Ma, al di là delle buone intenzioni del governo in carica, resta il dato storico: lo Stato italiano finanzia generosamente i giornali italiani - grandi e piccoli, quotati in borsa e di partito, di cooperative e di "movimenti" fantasma, di finte cooperative e di imprese truffaldine - insieme a periodici, agenzie di stampa e radio e televisioni locali. Provvidenze e agevolazioni tariffarie con una portata fra i 700 e i 1.000 milioni di euro in un anno. Come avviene questo finanziamento? La parte più cospicua delle provvidenze se ne va in "contributi indiretti": agevolazioni postali, telefoniche, elettriche, ecc. che premiano in particolare i grandi gruppi editoriali con molte testate, alte tirature e ampi organici. Così la Rcs-Corriere della sera è arrivata in un anno a prendere 23 milioni, la Mondadori 19 per le poste e 10 per la carta, Il Sole-24 Ore 19, la Repubblica-Espresso 16, l'Avvenire 10 milioni di euro. Il Foglio di Giuliano Ferrara si portava a casa 3,4 milioni come organo della "Convenzione per la giustizia". Libero e i suoi confratelli organi di movimento hanno continuato a prendere quattrini in quanto trasformatisi in "cooperativa" editoriale nella quale non era nemmeno richiesta una maggioranza di cooperatori giornalisti, requisito finalmente introdotto nel disegno di legge approvato nei giorni scorsi dal governo e che ora sarà discusso in Parlamento. Vedremo se questo stillicidio di denaro pubblico a favore di una casta già ricchissima verrà arginato. Anche perchè la ricchezza dei gruppi editoriali nuoce alla libertà di informazione: perfino i giornali free-press fanno parte uno del gruppo Rcs-Corsera l'altro del gruppo L'Espresso-Repubblica (che controlla una ventina di quotidiani locali anche regionali come Il Tirreno e La Nuova Sardegna); gruppi che fanno capo a potenti industriali fortemente legati a logiche di potere politico e sovvenzionati dallo Stato. Dove sta l'indipendenza? L'aiuto statale, a dire il vero, potrebbe essere una garanzia alla libertà di stampa, nel senso di consentire a tutti di poter esprimere le proprie idee. Ma quando la concentrazione dei giornali è nelle mani di pochi, e c'è una preoccupante tendenza all'omologazione, gli aiuti statali non sono più garanzia di libertà, ma la limitano: all'interesse politico ed economico che lega l'imprenditore alla politica. Ecco perchè sarebbe il caso di finirla con i finanziamenti ai ricchi editori e incoraggiare invece le nuove iniziative, l'innovazione e la concorrenza. Che stanno a zero. |