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Bill Laurance – Live At Union Chapel

Anno di pubblicazione: 2016

Nazione: U.S.A.

Genere: fusion

Giudizio: ***

 

Brani: The Rush / Never-Ending City / The Good Things / December In New York / Red Sand / The Real One / Swift / Gold Coast / Swag Times / Fjords / Ready Wednesday

 

Brano migliore: The Real One



Musicisti: Bill Laurance (pianoforte, tastiere), Michael League (basso elettrico, contrabbasso, tastiere), Robert "Sput" Searight (batteria), Felix Higginbottom (percussioni), Vera Van Der Bie (violino), Isabella Petersen (viola), Annie Tangberg (violoncello), Katie Christie (corno francese).

 

 

Bill Laurance è il tastierista ed una delle menti dietro al fortunato progetto Snarky Puppy, una band la cui notorietà è in continuo incremento, riuscendo ad interessare sia gli amanti del jazz che quelli del rock improvvisato, richiamando esplicitamente il sound della classica fusion anni '70. Qui Laurance si fa aiutare da altri due Snarky Puppy (League e Searight), realizzando una proposta sonora che è innovativa e personale. Nonostante la sezione ritmica ribolla letteralmente di tempi dispari, questo live (cd + dvd) riesce a strizzare l'occhio a certa musica elettronica "da ballo" ed in particolare alla migliore house music. Questo avviene soprattutto nella seconda parte del concerto, dopo che The Real One ha messo in mostra delle notevoli linee di basso che sanno molto di new wave. L'ipnotico incedere della seconda parte della scaletta riesce comunque a sembrare la logica prosecuzione del lirismo quasi jazz di The Good Times o di December In New York. Lo sforzo compositivo di Laurance, vicino a certe colonne sonore, trova il suo momento forse più compiuto con Never-Ending City, in cui la stratificazione melodica, che coinvolge la sezione archi ed il classico piano trio, possiede un qualcosa di miracoloso. In definitiva Live At Union Chapel non è affatto un disco di facile ascolto, ma paradossalmente sembra fatto apposta per introdurre alla materia jazz / fusion ascoltatori che fino ad oggi ne sono stati dovutamente alla larga.

        
 Lorenzo Allori