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Brad Mehldau – Ten Years Solo Live

Anno di pubblicazione: 2015

Nazione: U.S.A.

Genere: Jazz

Giudizio: ***1/2

 

Brani: Dream Brother / Blackbird / Jigsaw Falling Into Place / Meditation I / Lord Watch Over Me / And I Love Her / My Favorite Things / This Here / Smells Like Teen Spirit / Waltz J.B. / Get Happy / I'm Old Fashioned / Teardrop / Holland / Meditation II / Love Meditation / Knives Out / Lost Chords / Countdown / On The Street Where You Live / Think Of One / Zingaro / Paris / John Boy / Intermezzo In B-Flat Major, Op.76: Number 4 / Junk / Los Angeles II / Monk's Mood / Knives Out / La mémoire et la mer / Bittersweet Symphony / Waterloo Sunset / Intermezzo In E Minor, Op. 119: Number 2 / Interstate Love Song / Hey You / God Only Knows

 

Brano migliore: Blackbird

Musicisti: Brad Mehldau (pianoforte)



Per Mehldau è arrivato il momento di celebrare, addirittura con un cofanetto quadruplo, la propria arte improvvisativa al piano solo. I quattro cd sono divisi per aree tematiche ed al solito sono stipati di canzoni pop e rock (dai Beach Boys ai Pink Floyd, passando per Jeff Buckley), mentre il jazz è relegato a qualche standard, a qualche originale scritto dal pianista stesso ed a omaggi a John Coltrane (due brani), Thelonious Monk (due brani) ed all'ingiustamente sottovalutato Bobby Timmons (un brano). Addirittura, per far capire l'eclettismo del nostro, ci sono in scaletta un paio di variazioni di brani di Johannes Brahms.

Brad, rispetto a quando suona in trio, usa la mano sinistra con minore inventiva e con intenti oserei dire quasi percussivi. Ciò permette alla mano destra di disegnare melodie scarne e quasi dal taglio cantautorale. Ovviamente ci sono delle eccezioni a questo modo di operare, in particolare nel tumultuoso terzo cd, aperto dal tema astratto intitolato Lost Chords, scritto dallo stesso Mehldau.

La musica di questo cofanetto mira a nutrire più la pancia del cervello, utilizzando uno stile così romantico e passionale da risultare spesso insostenibile. Le lacrime non possono che far capolino ascoltando Interstate Love Song degli Stone Temple Pilots (io la sto ascoltando per puro caso il giorno dopo aver appreso della morte di Scott Weiland), o la micidiale accoppiata formata da Bittersweet Symphony (The Verve, via Rolling Stones) e Waterloo Sunset (The Kinks). Blackbird dei Beatles viene trasformata in un piccolo gioiello di eccezionale ispirazione, così come non può che strappare genuina ammirazione il medley tra Zingaro di Antonio Carlos Jobim e la Paris di Mehldau, o la misteriosa e darkeggiante Teardrop (Massive Attack).

I prediletti Radiohead sono relegati a due soli brani (Jigsaw Falling Into Place e Knives Out, eseguita però in due versioni completamente divergenti l'una dall'altra).

In definitiva un buon cofanetto per colui che ormai può essere considerato a pieno titolo un caposcuola del jazz moderno. Quando Mehldau azzecca il brano è un meraviglioso solista sospeso tra Bill Evans e Michel Petrucciani, altre volte però certi insistiti musicali rasentano il tedio.
 Lorenzo Allori