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Franco D’Andrea – Three Concerts: Live At The Auditorium Parco della Musica

Anno di pubblicazione: 2015

Nazione: Italia

Genere: Jazz


Concerto 1

Giudizio: ****

Brani: Turkish Mambo / P4+m2 / Two Colors / Goodbye / Kit I / Oclupaca / Undecided / Clusters N.4 / Tiger Rag / M3 / Caravan / Deep

Brano migliore: Oclupaca

Musicisti: Franco D'Andrea (pianoforte), Dave Douglas (tromba), Han Bennick (percussioni)

 

Concerto 2

Giudizio: ****

Brani: Coming In The Hudson / Open I / Bright Mississippi / Manodic / Into The Mystery / Monk's Mood / Epistrophy / Blue Monk / Deep Riff / Open 2 / Naif / A New Rag Suite / Two Colors

Brano migliore: Open I / Bright Mississippi / Manodic

Musicisti: Franco D'Andrea (pianoforte), Andrea Ayassot (sax soprano, sax contralto), Daniele D'Agaro (clarinetto), Mauro Ottolini (trombone), Aldo Mella (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria)

 

Concerto 3

Giudizio: ***

Brani: Clusters N.4 / March / Lychees / A4+m2 / Six Bars / Strawberry Woman / I Got Rhythm / Half The Fun / Linee oblique / The Telecasters / Naima / Afro Abstraction / Two Colors / King Porter Stomp

Brano migliore: Six Bars / Strawberry Woman

Musicisti: Franco D'Andrea (pianoforte)

 

Un monumentale cofanetto triplo celebra le raffinate doti improvvisative del leggendario pianista altoatesino. D'Andrea, ormai settantaquattrenne, può permettersi di presentarsi al pubblico di Roma con tre formule musicali completamente diverse, nel breve spazio temporale di un solo anno.

Nel primo eccellente concerto, il pianista si esibisce in un trio molto particolare, privo di sezione ritmica ortodossa. Qui domina il dualismo con la magmatica tromba di Dave Douglas, che certo non ha bisogno di grandi presentazioni. La musica è modernissima, con diversi passaggi che richiamano il free jazz, eppure qui si attinge soprattutto a classici del jazz della primissima ora o alle sempre affascinanti composizioni di Duke Ellington.

Il secondo concerto, se possibile, è ancora migliore. D'Andrea si dimostra eccellente direttore, non prevaricando mai gli altri componenti del sestetto. Anzi, i veri grandi protagonisti del dischetto sono gli interventi solistici deliziosi del clarinetto di Daniele D'Agaro e del trombone di

Mauro Ottolini. Il complesso si impegna in complesse ed originalissime rivisitazioni soprattutto del repertorio monkiano (anche riguardo a pezzi non propriamente scontati).

Personalmente a me risulta invece molto ostico e sommamente astratto il concerto in solitario. Qui D'Andrea si impegna in un difficilissimo equilibrio tra il rigore tristaniano e furiose accelerazioni free form. Se non è affatto una sorpresa sentire echi di Lennie Tristano, da sempre fonte di ispirazione primaria del pianista, è abbastanza inconsueto viceversa un approccio così radicale in alcuni passaggi, tanto da far apparire nitido il fantasma dell'enigmatico Cecil Taylor.

In definitiva Three Concerts è un'occasione irripetibile per esplorare tre facce diversissime ma complementari di un grande artista.

 Lorenzo Allori