Anno di pubblicazione: 2015 Nazione: U.S.A. Genere: jazz Giudizio: **** Brani: Foreword / Brother 1976 / Of Dark Matter / Black Ark / Break I / Days Of Freeman / Bird Of Folk Cries / Break II / Wilson / Lament For JLew / Break III / Bamako Love / Boom Bop Bop / Steelo / Break IV / Able Souls Dig Planets / Speaking From Jupiter / Unarmed With A Mic / Epilogue (Brother 1976) Brano migliore: Bird Of Folk Cries Musicisti: James Brandon Lewis (sax tenore), Lamaaladden Tacuma (basso elettrico), Rudy Royston (batteria), Supernatural (voce), Pearl Lewis (voce) James Brandon Lewis ha realizzato uno dei migliori album di questo luminoso 2015 jazzistico. Il giovane sassofonista, per il suo secondo album, ha optato per uno stile che gioca continuamente a modificare i riferimenti tra l'hard bop ed un free jazz mai troppo estremo. Il tutto coniugato magistralmente con le pulsioni di un basso estremamente funky. E' un disco urbano Days Of Freeman, un lavoro influenzato moltissimo dalle scansioni ritmiche tipiche della cultura hip hop (ed in effetti ci sono molti interventi del rapper Supernatural). Oltre ad una intro e ad una outro, la scaletta è sostanzialmente suddivisa in quattro lunghe suite. I riferimenti più scontati riportano a Ornette Coleman (dal repertorio del quale Lewis interpreta Bamako Love), Archie Shepp e pure certe cose sperimentali di Eric Dolphy. La verità è però che Days Of Freeman è album che si incanala nella migliore tradizione del jazz innovativo. Evitatelo voi che amate solo farvi cullare tra le rassicuranti braccia di mamma Blue Note. E' nata una vera stella.
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