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Sleater Kinney – No Cities To Love

Anno di pubblicazione: 2015

Provenienza: U.S.A.

Genere: alternative rock

Voto: **1/2

Brano migliore: No Anthems


Commento: Che spettacolo che erano le Sleater Kinney. Non avevano il basso in un periodo in cui tutti ce l'avevano in formazione (adesso il "bassless" è quasi un imperativo categorico), erano incazzate da morire e soprattutto suonavano grezze e sgraziate. Il loro alternative rock, opportunamente denominato "foxcore" era quanto di più imparentato con l'hardcore punk ascoltato fin dai tempi di In Utero (e parlo di quel disco non a caso, visto il debito che il trio al femminile ha sempre mostrato esplicitamente verso Steve Albini ed i suoi progetti). Dig Me Out (1997) resta un album assolutamente imprescindibile in ogni discografia alternative rock che si rispetti. Dopo dieci anni tornano in pista le Sleater Kinney, ma molta acqua è passata sotto ai ponti del rock. Questo nuovo No Cities To Love ci presenta delle donne che sembrano del tutto pacificate e mature, con dei punti di contatto musicali importanti da rintracciare, più che nel passato della stessa band, nel progetto Wild Flag, che vide protagonista Carrie Brownstein qualche anno fa (2011). Quando cade la tristezza in fondo al cuore, come la neve non fa rumore.


Assomiglia a: vedi sopra.

Dove ascoltarlo: in una boutique di abiti da sposa per la terza età.

 Lorenzo Allori