I nuovi inni si chiamano Never Let Me Down Again (che ha molti punti in comune con lo stile dei New Order) e Sacred. La ballata Strangelove rimane ad oggi una delle loro canzoni più famose, mentre in Little 15 si sperimenta una conturbante atmosfera Weimariana degna di David Bowie. Le suggestioni danzerecce di A Question Of Time vengono, se possibile, sublimate dalla strepitosa Behind The Wheel. La versione del disco in cassetta riporta una copiosa messe di remix e versioni alternative. Una menzione particolare spetta alla copertina: una delle più belle di tutti gli anni '80. Un estenuante e trionfale tour americano certifica la statura mondiale ormai raggiunta dai Depeche Mode. Il tutto viene celebrato dal doppio live 101 (1988 - ***), registrato nell'immensa Arena di Pasadena (California), nel quale il gruppo non sembra ancora del tutto pronto per ammaliare estese platee rock. Le canzoni dell'ultimo periodo reggono comunque bene (Blasphemous Rumours, Stripped, A Question Of Lust) e lascia incuriositi la romantica ballata pianistica Somebody che, anche in studio, rappresenta un'anomalia nella discografia della band. La produzione di Flood ed un uso sempre più continuo di chitarra elettrica (Martin Gore) e batteria analogica (Alan Wilder), portano i Depeche Mode a realizzare un vero capolavoro di rock n'roll sintetico. Violator (1990 - ****1/2) sferra colpi da KO che è un piacere: innanzi tutto i super singoli Personal Jesus (blasfemo elettro blues consegnato all'eternità), Enjoy The Silence (il ritornello pop perfetto) e Policy Of Truth. Poi ci sono le ballate da crepacuore (World In My Eyes, Waiting For The Night) ed infine i segni inconfutabili dell'esistenza di un vero "classicismo" griffato DM (Clean, Blue Dress, Halo). Quasi impossibile chiedere di più. I problemi di droga di Dave Gahan ed i continui litigi con la personalità forte dell'arrangiatore Alan Wilder, gettano i Depeche Mode in un baratro che sembrerebbe senza ritorno. Ne escono con la forza spiritual - peccaminosa di Songs Of Faith And Devotion (1993 - ***1/2). L'album si apre con lo shock del riff di chitarra trattata di I Feel You e prosegue alla grande attraverso ballate pop (Walking In My Shoes), schizzi gospel (Condemnation) e splendori dark (In Your Room). Peccato che il resto della scaletta (eccetto forse Mercy In You) non sia allo stesso livello. Fa discutere la scelta di fare uscire un album dal vivo che è in realtà l'esatta riproposizione della scaletta di Songs Of Faith And Devotion. I Depeche Mode sono ormai divenuti una rock band e Songs Of Faith And Devotion Live (1994 - ***1/2) lo dimostra in pieno. Alan Wilder saluta la compagnia ed il gruppo decide di continuare nella formazione a tre: Dave Gahan (appena ripulito dalla dipendenza dall'eroina, che lo aveva portato fino all'overdose a Los Angeles) alla voce, Martin Gore sempre più attratto dalle possibilità della chitarra elettrica e Andrew Fletcher alle tastiere. Le solite "cassandre" profetizzano la fine dei Depeche Mode, ma il successo planetario di Ultra (1996 - ***) le smentisce ancora una volta. In realtà l'album non è effettivamente indimenticabile, ma il mestiere e la voce di Gahan riescono a salvare capra e cavoli. Il primo singolo Barrel Of A Gun non è niente di speciale, molto meglio Useless ed It's No Good. In Ultra c'è la versione in assoluto più dark dei Depeche Mode. Con Exciter (2001 - ***1/2) i Depeche Mode decidono di provare a replicare le atmosfere che avevano reso grande Violator ed il risultato è piuttosto lusinghiero. Il tormentone Dream On è la nuova Enjoy The Silence, poi c'è anche roba buona del livello di The Sweetest Condition, Free Love, Comatose, I Feel Loved e Goodnight Lovers. Dopo tanti anni, Dave Gahan decide finalmente di cimentarsi con la scrittura delle canzoni (anche spronato dall'inizio della sua carriera solista). La cosa rende più arioso e "nuovo" (per quanto possibile, visto che sempre di veterani si tratta) lo stile dei Depeche Mode. D'altro canto da tempo Martin Gore si è cimentato qua e là come cantante nelle proprie composizioni, metendo in mostra una voce dall'impostazione corretta pur senza la potenza emotiva di quella di Dave. Playing The Angel (2005 - ****) risulta uno dei lavori più convincenti della band. Letteralmente strepitosa John The Revelator (la canzone che Nick Cave farebbe se i Bad Seeds suonassero sintetizzatori); di alto livello sono poi anche Suffer Well, Precious ed A Pain That I'm Used To. Touring The Angel (2006 - ****), registrato a Milano in un Forum di Assago strapieno ed adorante, è semplicemente il miglior documento live del talento dei Depeche Mode. Enjoy The Silence cantata in coro da 20.000 persone è eccezionale. Dopo tanto bel sentire, arriva anche la caduta. Sounds Of The Universe (2008 - **1/2) è il picco negativo di una carriera leggendaria. Il singolo Wrong è una vera forza, ma questo ed una produzione scintillante (come se ne sentono veramente poche in giro), non riescono a risollevare il livello qualitativo. Tour Of The Universe - Live In Barcelona (2010 - ***) è l'ennesimo album dal vivo del tutto inutile se già si possiedono i precedenti nella propria discoteca privata. |