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MARLENE KUNTZ Discografia

Il gruppo si forma a Cuneo alla fine degli anni ’80, spinto alla musica dall’ascolto degli album Daydream Nation e Goo dei Sonic Youth. La prima formazione professionale vede Cristiano Godano (chitarra e voce), Riccardo Tesio (chitarra), Gianluca Viano (basso) e Luca Bergia (batteria). Di loro si accorge il bassista fiorentino Gianni Maroccolo (Litfiba, C.S.I.), che li scrittura per il Consorzio Produttori Indipendenti.

Il primo album si chiama Catartica (1994 - ****) ed è già un mezzo capolavoro. Le ingenuità punk rock del singolo Festa mesta, vengono stemperate da una scrittura molto colta e meditata. Ecco che Trasudamerica, Canzone di domani, Lieve e la strepitosa ballata Nuotando nell’aria sono già quanto di meglio sia stato prodotto nella ristretta storia del rock cantato in italiano. Sonica poi mette in mostra una potenza inusitata.

  

I Marlene accentuano le somiglianze con i maestri americani Sonic Youth e raggiungono una relativa notorietà con l’album Il vile (1996 - ***1/2). Per molti è il loro disco più classico, ma forse manca dei pezzi forti ricavabili dall’esordio. Comunque Retrattile, Ape Regina e Come stavamo ieri testimoniano una classe cristallina. Dan Solo sostituisce Viano al basso.

Ho ucciso paranoia (1998 - ****) è il loro disco più ambizioso e chiude col botto la prima parte di carriera. L’acquisita maturità permette l’ideazione di canzoni sperimentali, ma allo stesso tempo melodiche e profondamente italiane. I suoni sono poi splendidi e li pongono nel gotha del rock alternativo mondiale. La rabbia de Le Putte e de L’odio migliore è il miglior biglietto da visita per un disco che riserva anche altre liete sorprese intitolate Infinità, Una canzone arresa e soprattutto la splendida Ineluttabile.

Spore (1998 - ***) è allegato alla versione in cd di Ho ucciso paranoia e mostra un’interessante incursione della band nel post rock strumentale. L’ispirazione arriva dritta da Arc di Neil Young (1991) e dai primi lavori dei Dirty Three. L’insieme è piacevole con l’apice artistico raggiunto dalla Spora n.31.

HUP: Live In Catarsis (1999 - ***1/2) è l’album dal vivo che celebra una carriera per il momento priva di sbavature. L’impatto è importante ed il rock n’roll scorre libero e feroce. E come staremo domani?

L’etichetta di “Sonic Youth italiani” inizia a stare stretta al gruppo piemontese. Che cosa vedi (2000 - ***) è la prima avvisaglia di una silenziosa rivoluzione pop. Il singolo La canzone che scrivo per te (con la collaborazione alla voce di Skin degli Inglesi Skunk Anansie) è già rivelatore di una morbidezza di suoni inedita. La delusione tra i fans è tanta, ma come si fa a non apprezzare un brano come Serrande alzate?

Cometa (2001 - **) è un ep di lunga durata piuttosto pasticciato, con rifacimenti di canzoni già note (Trasudamerica), inediti (Cometa), remix (Infinità) e brani live (l’estenuante La vampa delle impressioni, già apparsa in versione più corta sull’ep del ’98 intitolato Come di sdegno). La fiamma sembra già spenta.

Il disco più ermetico e difficile dei Marlene Kuntz si intitola Senza Peso (2003 - ***) e di solito o lo si ama o lo si odia senza mezze misure. Le canzoni perdono ulteriormente smalto rock per immergersi in atmosfere più cantautorali che pop. Emergono da questo rutilare di (troppe) parole importanti Notte ed A fior di pelle. Situato a metà strada tra PJ Harvey e Fabrizio De André.

Dan Solo lascia il posto a Gianni Maroccolo ed i Marlene azzeccano la seconda ballata perfetta della loro carriera (l’altra era Nuotando nell’aria). Bellezza è questo, ma non è l’unica canzone riuscita di un album, intitolato Bianco sporco (2005 - ***1/2), che sembra riportare la band sulla retta via. Un disco meno ambizioso dei predecessori e più immediato. Rock n’roll insomma.

S-Low (2006 - ***), come lascia presagire il titolo, è un disco dal vivo legato al repertorio più posato e registrato durante un tour teatrale. Come è ovvio risplende di luce fortissima una bellisisma versione di Lieve

A sorpresa il gruppo licenzia un lavoro allo stesso livello di Ho ucciso paranoia o Catartica. Si intitola Uno (2007 - ****) e può contare su un trittico di brani killer formato da Musa, 111 e Canzone ecologica. La vena caustica dei testi di Cristiano Godano è tornata ed insieme a lei il consenso del pubblico. Riecco infatti i Marlene in classifica con la cover, forse abusata ma comunque affascinante, di Impressioni di settembre della Premiata Forneria Marconi. Maroccolo abbandona il gruppo, che prosegue come trio aperto a varie collaborazioni di altri strumentisti.

Ricoveri virtuali e sexy solitudini (2010 - ***) è un deciso ritorno alla formula cantautorale di Senza peso. Si tratta infatti di un evidente omaggio a Fabrizio De André ed Ivano Fossati, ma senza canzoni di grande livello. Da segnalare solo Paolo anima salva e la lunga progressione de L’artista.

Dopo gli Afterhours, i Marlene Kuntz sono i secondi eroi del rock alternativo italiano a salire sul vituperato palco del Festival di San Remo. La partecipazione procura loro diverse critiche, la delusione dell’immediata ed immeritata eliminazione dalla gara e la soddisfazione di uno spettacolare duetto con la grande Patti Smith.
 

Canzoni per un figlio (2012 - ***1/2) è un album in cui il gruppo arrangia per orchestra (con l’aiuto del trombettista siciliano Roy Paci) alcune canzoni storiche e tre inediti. Particolarmente riuscite Canzone per un figlio (il brano presentato a San Remo), Trasudamerica, Canzone ecologica ed Un piacere speciale. Nella bellissima Io e me riaffiora la primigenia furia sonica degli esordi.

 
Nella tua luce (2013 - ***1/2) è un ritorno alle atmosfere quiete di Che cosa vedi. Nei concerti degli ultimi due anni i Marlene hanno riportato in auge il loro teatrino noise e super rock. Nelle scalette sono apparsi abbondanti estratti ai loro primi tre album, ma in studio è tutta un'altra storia.  

A volte Godano è irritante per qualche testo pretenzioso oltre il lecito e per una certa tendenza al canto amelodico (Nella tua luce, Il genio), ma quando azzecca la canzone, dimostra ancora una volta che la classe non è acqua. In questo album ci sono alcuni brani destinati a restare bene impressi nella mente dei fan del gruppo cuneese: Catastrofe, Su quelle sponde, La tua giornata magnifica ed il primo singolo Solstizio non sfigurano affatto accanto ai grandi classici del passato.

E' sicuramente da apprezzare la scelta della band di celebrare il ventennale di Catartica, non con le solite sterili riproposizioni deluxe o duetti assortiti, ma invece con un ep di sei inediti + una riproposizione quasi nuova di zecca.
  Pansonica (2014 - **1/2) tradisce però la sua essenza di raccolta di scarti. Il mood è effettivamente quello battagliero degli esordi e talvolta (Sig. Niente) i Marlene si riappropriano della primogenitura di un certo rock italiano, che ha fatto grande Il Teatro degli Orrori.

Le canzoni però erano state scartate a ragion veduta, anche se qualche piacevole artigliata è sempre dietro l'angolo (Parti, Capello lungo).

Lunga attesa (2016 - ****) rappresenta il miglior album dei MK da molti anni a questa parte. Si tratta di un deciso ritorno alle sonorità dei primi tre album, che si riflette anche nei testi, meno ricercati e più polemici, quasi in stile hardcore punk.
 

Ci sono diversi brani spoken word (Narrazione, La noia e la notevole La città dormitorio), che ci riportano in mente, oltre al glorioso passato dei cuneesi, le migliori cose dei più giovani Il teatro degli orrori. Le chitarre riprendono a ruggire sul serio (Niente di nuovo, Lunga attesa, Leda) e si distendono sovente in struggenti code psichedeliche (Sulla strada dei ricordi, Formidabile). I Marlene Kuntz questa volta hanno proprio deciso di non fare prigionieri.

  Lorenzo Allori