Quando la carriera di Peter Gabriel sembra già in fase discendente, il nostro convoca in studio artisti del calibro di Paul Weller, Phil Collins, Kate Bush ed ancora Robert Fripp per realizzare Peter Gabriel III (1980 - ****1/2). Il risultato è stupefacente per la qualità dei brani (Biko e I Don’t Remember su tutte, ma anche l’elegante artigianato pop di Family Snapshot) e per il coraggio dimostrato nella ricerca musicale. Uno dei pochi album di inizio anni ’80 che non banalizza le nuove tecnologie (sentire per credere come sono ancora attuali i suoni di Games Without Frontiers o di Intruder) e che rimane l’insuperato livello di innovazione nella batteria rock: i piatti vengono praticamente banditi e Phil Collins si dimostra ancora una volta straordinario giocoliere ritmico con i tamburi. Peter Gabriel IV / Security (1982 - ****) E’ il gemello estroverso del precedente. La musica non è mai troppo cervellotica o difficile ed anzi spesso si apre al puro divertissement dance (si pensi al fortunatissimo singolo funk Shock The Monkey). Belle soprattutto la possente The Rhythm Of The Heat e l’intima San Jacinto. Conclusa la fase degli album che portano semplicemente il suo nome, Peter Gabriel decide di fissare su nastro i suoi straordinari concerti live. L’album Peter Plays Live (1983 - ***1/2), necessiterebbe purtroppo di un supporto visivo perché si tratta della testimonianza di uno dei live act più travolgenti della storia del rock. Sulle tracce dell’amico David Byrne, Peter fonda la meritoria casa discografia Real World, che intende promuove le musiche “altre”, in particolare quelle di matrice africana. Il nostro comincia a diradare le uscite discografiche e mentre sta preparando un nuovo album che si annuncia meraviglioso, fa uscire la colonna sonora Birdy (1985 - ***), che si ricorda soprattutto per l’inserimento di alcune canzoni già comprese nel terzo e nel quarto album, mentre sono prescindibili gli inediti. Come autore di colonne sonore Peter saprà fare di meglio in futuro. So (1986 - *****) è universalmente riconosciuto come il capolavoro dell’artista. Album praticamente perfetto dove ogni cosa sembra assolutamente nel posto giusto. Gabriel attacca duramente il governo britannico conservatore con Don’t Give Up (ancora con la collaborazione di Kate Bush, vera piccola “Gabriel in gonna”), recupera il funk con Sledgehammer e Big Time (che entrano nella rotazione dei video di MTV) e regala ai suoi fedeli fans alcuni dei brani più amati (Red Rain, In Your Eyes e Mercy Street). Continua il percorso di ricerca sull’uso delle percussioni iniziato con Peter Gabriel III: qui i piatti vengono usati e molto dal grande Stewart Copeland. Passion (1990 - ***1/2) è la colonna sonora del controverso The Last Temptation Of Christ di Martin Scorsese. Si tratta di un album completamente strumentale che trascina l’ascoltatore in un’orgia di suggestioni medio – orientali. Inizia da qui il percorso più autenticamente spirituale di Peter Gabriel. The Feeling Begins e Zaar si candidano ad essere tra i migliori brani di “musica per film” mai scritti. Nel 1992 esce Us (****1/2), album rivalutato solo in tempi recenti dalla critica, che vede la partecipazione di Sinead O’Connor, Peter Hammill e del redivivo John Paul Jones. Si tratta di un disco completo, solo per un pelo inferiore a So, del quale possiede la ricchezza espressiva, ma forse non l’immediatezza pop. Le canzoni si concentrano sulle difficoltà dei rapporti interpersonali (padre – figlio per Come Talk To Me e uomo – donna per The Blood Of Eden), o sulla ricerca della fede (Washing Of The Water e Secret World). Non mancano comunque i classici episodi ballabili come Steam o Kiss That Frog, comunque non all’altezza del recente passato. Quando quasi contemporaneamente i Genesis fanno uscire il loro singolo I Can’t Dance e Gabriel risponde con Digging In The Dirt, ci si chiede come queste persone abbiano potuto suonare insieme. Secret World Live (1994 - ***1/2) è la testimonianza del più imponente tour della carriera dell’artista. Anche in questo caso valgono le stesse considerazioni effettuate per l’album dal vivo del 1983: grande musica; ma come si fa a non vedere la scena della cabina telefonica in Come Talk To Me, il Gabriel caronte di Across The River, o il balletto funk con il bassista Tony Levin nella scatenata Sledgehammer? Ovo (2000 - **) non è un vero album di Gabriel, ma la colonna sonora di un musical sull’evoluzione dell’uomo che Gabriel ha portato in scena a Londra per festeggiare l’inizio del nuovo millennio. In realtà c’è veramente poco da festeggiare perché la musica ammicca con cattivo gusto ai ritmi spezzati dell’hip – hop e non presenta quella qualità omogenea che è stata per anni il marchio di fabbrica del cantante. Si salvano solo Father, Son e la fin troppo prolissa Make Tomorrow. Per undici anni Gabriel lavora all’attesissimo Up (2003 - ****1/2), un disco sul quale è difficile avere giudizi sereni. La qualità delle canzoni non è certo eccelsa, ma l’album è stato realizzato con una cura maniacale e presenta una pulizia ed una grandiosità dei suoni a dir poco strabiliante. I fans non possono dunque che godere davanti al duetto di Signal To Noise con il cantante pakistano Nusrat Fateh Alì Khan, davanti ai suoni à la Nine Inch Nails di Darkness o alle trovate pop di More Than This e The Barry Williams Show. Forse il brano più bello è però quella Sky Blue che esplora lo stile gospel e ripesca dall’oblio la immaginifica sei corde blues di Peter Green. Come molti altri artisti Peter Gabriel decide di documentare nella serie Summer 2003 (****) l’intero suo tour nord – americano di supporto ad Up. In questa serie è contenuto il concerto di Montreal del 6 luglio 2003, che è forse la più bella testimonianza audio di un concerto del cantante (con grandi versioni di San Jacinto, In Your Eyes e Growing Up). Big Blue Ball (2008 - ***) è un progetto simile a Ovo anche se non si tratta di una colonna sonora. In questo caso Gabriel cerca di riunire in un solo album musicisti provenienti da varie zone del mondo. Collaborano attivamente Sinead O’Connor e Karl Wallinger (Waterboys, World Party). Il brano Burn You Up, Burn You Down era già uscito come singolo nel 2004. La successiva mossa spiazzante di Peter Gabriel è un album realizzato con il solo ausilio di un’orchestra sinfonica. |