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Pranzo Oltranzista: Mike Patton fuori dai Faith No More

Cosmopolita, affascinante, colto, perfino diabolico nella sua capacità di riciclarsi: tutto questo è Michael Allen Patton, uno dei cantanti più spettacolari della storia del rock duro.

Le avvisaglie si erano già avute con i Faith No More che, sotto la guida di Patton (e del fenomenale bassista Billy Gould), si erano trasformati in pochi anni da gruppo di punta della scena crossover californiana, ad un'entità mutante in cui i metal kids spesso faticavano ad identificarsi. Gli ultimi Faith No More mostravano una passione per il soul ed il Philly Sound che già lasciava presagire quelle che sarebbero state le successive mosse di Mr. Patton nello showbiz: scelte mai banali e sempre sorprendenti.

Per prima cosa esiste il Patton sperimentatore oltranzista, capace di portare il suo amore per il noise rock più estremo in territori decisamente vicini al free jazz politicizzato degli anni '60.
Fanno parte di questa categoria album difficilmente digeribili come il solista Pranzo Oltranzista (1997 - **) o come le varie collaborazioni con il sassofonista newyorkese John Zorn (Painkiller, The Stone, Moonchild Trio, Hemophiliac). Zorn da tempo ha individuato in Patton il suo ideale alter ego vocale e se ne è servito (come ospite) anche per il suo prestigioso progetto hardcore jazz denominato Naked City.
 

Un'idea abbastanza precisa di questa parte della carriera di Mike Patton la si può avere recuperando il live album The Stone: Issue One (2006 - **1/2), che vede il duo Patton / Zorn affiancato da altri musicisti di primo livello di area jazz - fusion quali il bassista Bill Lasswell ed il trombettista Dave Douglas.

Subito dopo la fine dei Faith No More, Patton si lanciò a capo fitto nell'avventura Mr. Bungle: una sorta di band tutto fare capace di suonare qualsiasi repertorio e di cambiare registro repentinamente, anche nel giro di pochissimi secondi. Lo sanno bene gli ignari spettatori di un mitico concerto milanese in cui i Mr. Bungle si cimentarono in una poderosa cover in salsa hardcore punk di 24.000 baci di Adriano Celentano. Tutti e tre gli album dei Mr. Bungle sanno stupire e rappresentano episodi di qualità ma forse, dovendone scegliere uno solo, personalmente opterei per Disco volante (1995 - ***1/2), il secondo disco della band. Il primo disco dei Mr Bungle (omonimo, uscito nel 1991, nel pieno cioè del successo dei Faith No More) è il primissimo esempio della grande passione che Patton ha sempre mostrato per il nostro patrimonio musicale (è un italiano di adozione avendo vissuto per vari anni in quel di Bologna); le tastiere e la fisarmonica sono in quel frangente per la prima volta realmente protagoniste in un album di metal altrove piuttosto estremo. Lo stesso Patton dichiarerà, tra lo stupore generale, di essere un grande fan dell'Orchestra di Raoul Casadei e di essersi ispirato al liscio romagnolo per pensare la musica super crossover del gruppo.

Un omaggio duro e puro alla musica leggera italiana (in particolare gli anni d'oro '50 e '60) è rappresentato dal progetto Mondo Cane (2010 - ***1/2), un album in cui Patton canta da consumato crooner, accompagnandosi con il solo ausilio di un'orchestra, brani di Fred Buscaglione o Gino Paoli. La tecnica al canto risulta sopraffina ed il disco è credibile e godibile, anche se ha la pecca di risultare eccessivamente freddo.

La sperimentazione di Patton ha anche raggiunto i lidi del math rock e quelli del dub e dell'elettronica. Nella prima categoria devono sicuramente essere inseriti i Fantomas, band nata esclusivamente per rivisitare in chiave iper velocizzata alcune colonne sonore, che invece ha saputo ritagliarsi uno spazio ben più nobile di quello del puro cazzeggio. Probabilmnete molto è dipeso dalla presenza nelle fila del gruppo del mostruoso batterista Dave Lombardo: l'architetto n.1 del sound spaccaossa degli Slayer. I Fantomas degli esordi, quelli di Amenaza al mundo (1998 - *) per intenderci, sono comunque ben poca cosa rispetto alla band stratosferica che divide il palco con i Melvins nell'imperdibile live album Millennium Monsterwork (2002 - ****).

Alla categoria dub / elettronica risponde invece il super gruppo Peeping Tom, nel quale il buon Mike si mischia con musicisti di estrazione eterogenea (tra gli altri Norah Jones, Bebel Gilberto e membri dei Massive Attack). Nell'unico album uscito, intitolato Peeping Tom (2006 - ***), c'è forse troppa carne al fuoco e poca unità di intenti, anche perché la voce di Patton risulta migliore nell'azzannare l'ascoltatore piuttosto che nel sedurlo con la declamazione carezzevole.

Il gruppo dei Tomahawk è infine quello che maggiormente si è avvicinato al sound dei Faith No More. Di questa strana avventura del crossover americano si ricordano con vivo piacere il bellissimo esordio del 2001 (Tomahawk - ****) e la curiosa fusion tra post metal e musica tradizionale pellerossa di Anonymous (2007 - ***). Nel 2013 i Tomahawk sono tornati in pista con l'album Oddfellows (***) e mai si sono posti così vicini all'esempio dei Faith No More, anche se purtroppo si tratta di quelli ultimi di Album Of The Year e questo, lo capirete bene, non è certo un complimento. Oddfellows inizia benissimo con la title track e Stone Letter, ma poi affoga in arrangiamenti pretenziosi ed eccessivamente complicati. Nel resto della scaletta si ricordano solo le altrettanto avvincenti Rise Up Dirty Waters e Typhoon.

 


 Lorenzo Allori