Inizia una polemica condita da cause legali varie tra Willie ed il suo management, che lo lascerà abbandonato e fuori dagli studi di registrazione per oltre dieci anni. Il ritorno sulle scene nasce sotto una cattiva stella. Abbandonate per un attimo le polemiche, Places I Have Never Been (1991 - **1/2) non riesce ad essere incisivo come i primi due album. Willie Nile sembra essere stanco e non irruente come un tempo. Si ricorda Rite Of Spring e poco altro. Risulta leggermente meglio l'ep Hard Times In America (1992 - ***) contenente cinque brani in studio di discreto livello. Ancora tanti anni di silenzio, che certo non giovano a Nile. Con Beautiful Wreck Of The World (1999 - **) la freschezza dell'autore sembra andata definitivamente perduta per sempre. Per ritornare in sella Willie Nile ha necessità di ricominciare a cantare la propria città. Ecco che infatti Streets Of New York (2006 - ***1/2) è un signor album, in cui tutte le passioni del nostro tornano a galla prepotentemente. The Day I Saw Bo Diddley In Washington Square, la loureediana Faded Flowers Of Broadway e la pertinente cover di Police On My Back dei Clash sono i motivi numero uno per ascoltare questo disco. La dimensione migliore del Willie Nile musicista è sicuramente quella live e tutto ciò viene confermato dal bel Live From The Streets Of New York (2008 - ****), nel quale vengono recuperate anche alcune gemme del glorioso passato. La semplicità di scrittura tipica di Nile emerge ancora più nitidamente nel suo personale omaggio alla storia del rock n'roll intitolato House Of A Thousand Guitars (2009 - ***1/2). Chitarre a dodici corde come quelle dei Byrds, oppure aggressive come quelle dei primi album dei Clash, usate benissimo in grandi canzoni rock, come la title track, Doomsday Dance, Magdalena o la ballata Love Is A Train. The Innocent Ones (2010 - **) rappresenta una nuova battuta d'arresto. Willie è in evidente calo di ispirazione e la ripetizione all'infinito della consueta formula musicale non stimola certo l'interesse del pubblico. |