On Air Stiamo trasmettendo:
Eighties

Parola di DJ

newsletter
Vuoi essere informato su tutte le novità di Radiogas?
Iscriviti alla nostra newsletter
Scrivi la tua email



ARANCIA MECCANICA

(A Clockwork Orange)

di Stanley Kubrick (GB, 1971)
con Malcolm McDowell, Patrick Magee, Adrienne Corri, Michael Bates, Philip Stone


Il film più bello della storia del cinema. Punto. Potrei finire qui la recensione, ma è meglio che commenti questa mia affermazione.
Ci sono un'infinità di ragioni per cui questo film possa essere considerato un capolavoro assoluto. Tanto per dirne una, il modo in cui ti impedisce di voltare anche solo per un attimo gli occhi da un'altra parte, sin dai primissimi fotogrammi, perché vieni travolto dalla bellezza visiva e dalla composizione dell'immagine, che ti fanno osservare tutte le scene come se fossero dei quadri rinascimentali viventi, che vuoi vedere con gli occhi bene aperti per non farti sfuggire nessun particolare. Ok. basta sviolinate e andiamo ai fatti.


 La storia è nota: Alex e i suoi compagni (i Drughi) si divertono in scorribande notturne, rubando, pestando, stuprando e ballando tip-tap, strafatti di Latte Più (latte con mescalina) in nome dell'amata ultraviolenza. Finché, Alex non viene arrestato e poi sottoposto ad un trattamento che ne cambia la personalità...
Il Maestro Kubrick (che ha anche scritto la sceneggiatura), partendo da un altrettanto bellissimo romanzo di Anthony Burgess (che spiega anche il significato dello strano titolo), costruisce, come sempre a suo modo, una specie di musical-fantascientifico, che è la parabola di un giovane spirito libero, in tutti i sensi, che fa realmente quello che vuole e quando vuole.
 
 
Malvagio sì, ma solo per sua natura. Il condizionamento mentale che poi Alex subirà, lo renderà un essere meccanico incapace di scegliere ciò che vuole. Da qui si capisce che il film affronta temi piuttosto delicati. Infatti, credo che in realtà, la ragione di tutto lo scandalo che provocò (e che continua a provocare) non risieda soltanto nella sua rappresentazione della violenza senza troppi fronzoli (anche se comunque con uno spirito grottesco), che in realtà è solo nella prima parte o quasi; ma nel modo in cui fa satira sul sistema politico britannico, su certe ideologie religiose (i personaggi del ministro e del prete ne sono una chiara dimostrazione), sui nuclei familiari e anche sui metodi scientifici e psichiatrici. Ma naturalmente questo non basta a farne un film di culto.

Quello che lo fa diventare tale, sono i piccoli dettagli che hanno influenzato non solo qualsiasi altro film sulle violenze giovanili e il cinema in generale, ma anche la moda, la musica e la cultura pop (oltre che le feste in maschera). I vestiti dei drughi, le ciglia tinte dell'occhio destro di Alex, il suo ghigno, la bombetta, il modo in cui canta Singing'n the rain (leggenda vuole che sia stata scelta quella canzone perché era l'unica che Malcolm McDowell sapeva cantare a memoria), la musica classica (la Gazza Ladra di Rossini e la nona di Beethoven) come sottofondo alle scene di violenza, arrangiata in modo geniale e innovativo dal fido Walter Carlos (che ha composto gli altri bellissimi temi musicali), lo stranissimo e affascinante linguaggio usato da Alex (che Burgess definì un misto tra inglese e russo ma con tinte anche da teatro classico), l'atmosfera di un'Inghilterra come non si è mai vista al cinema, una fotografia nitida che mostra bene i contrasti di luce e colori tipici dei film del Maestro.

Tutta la prima parte è pura estasi visiva in ogni fotogramma, nessuno escluso. La seconda è leggermente più formale, ma con la stessa forza sovversiva (vedi la parte sulla ‘Cura Ludovico'). Non credo che possa essere visto come un film normale.
A 36 anni dalla sua uscita nelle sale, il 25 settembre 2007, Arancia Meccanica è stato trasmesso per la prima volta dalla televisione italiana sul canale La7.
W La7!


Mirko Ciardi

Per commenti: mirko.metal@yahoo.it