On Air Stiamo trasmettendo:
The Golden Age

Parola di DJ

newsletter
Vuoi essere informato su tutte le novità di Radiogas?
Iscriviti alla nostra newsletter
Scrivi la tua email



HALLOWEEN

Di Rob Zombie (USA, 2007)
Con Malcolm McDowell, Tyler Mane, William Forsythe, Daeg Faerch., Sheri Moon Zombie




Sembra una notte di Halloween come tutte le altre, il piccolo Michael Myers (Daeg Faerch) è abbandonato a se stesso, un po' come lo è sempre, la madre è fuori e il suo compagno ubriacone (William Forsythe) vive perennemente su una lurida poltrona davanti alla tv, la sorella è troppo impegnata a far baldoria col suo ragazzo, insomma una pessima situazione.

 Michael, outsider con molta rabbia dentro, è ossessionato dalle maschere, che usa per coprirsi il volto, poiché si sente brutto e non accettato. Basta un pensiero e in quella notte di halloween il piccolo uccide la sua famiglia con ferocia assurda, risparmiando solo la piccola sorella, e poi il buio. Corridoi d'ospedale, la madre disperata che lo va a trovare e lo psichiatra che lo segue (Malcolm McDowell) che cercano di tirare fuori ciò che di buono può esserci in lui, ma invano, perché il ragazzo uccide un'infermiera e da quel momento vive in isolamento, muto, costruendo maschere, e lo farà per 15 anni, finchè durante un trasferimento assale il personale dell'ospedale e fugge seminando morte. E torna indietro, a casa sua, ormai abbandonata, in cerca di...
 

Il remake di questo masterpiece originariamente uscito nel 1978 ad opera di John Carpenter, è l'impresa che si è prefissato il buon Rob Zombie, oltre che musicista, appassionato di horror e con già all'attivo due titoli di buon livello come "La casa dai 1000 corpi" e "La casa del diavolo".
Per non creare paragoni imbarazzanti, Zombie sviscera subito la sterzata più intimista che, non senza polemiche dello zoccolo duro dei Carpenteriani di ferro, ha voluto dare alla sua versione di Halloween.
Infatti l'incipit preme molto sul lato emotivo, sui traumi infantili di Michael, con l'inserimento dei fattori più cari allo stile di Zombie, ovvero in primo luogo la famiglia malsana, dove spicca un grande William Forsythe, cattivo come d'uopo, e in secondo luogo l'ambiente domestico "vivo" e angoscioso.

Il regista però tende a premere molto sul freno, forse per rispetto dell'originale script, e lo si nota dal momento in cui, passati i primi stampi di nuova impronta, si delineano i raptus omicidi, che per quanto siano diretti, non coinvolgono più di tanto, non c'è paura o sobbalzo sulla poltrona, perché si è ancora troppo presi dall'angoscia e dall'elemento clown/orrore di inizio film.
Lo sviluppo trova l'apice in cui troviamo Michael adulto, il suo gigantismo è l'unico ingrediente pauroso, ma si finisce presto per appiattirsi nell'entusiasmo a causa della troppa linearità degli omicidi, che rimangono non motivati nonostante l'impegno nello spiegarne una causa.
Nessuna impressionabilità nel pubblico in sala, e presto sorrisi.

Nota di merito al grande Malcolm McDowell nei panni del professor Loomis, che disperato cerca consensi per fermare il mostro, un McDowell maturo e invecchiato in maniera splendida.

Questo film è tutto sommato sufficiente e buon banco di prova per Rob Zombie, che ha dimostrato rispetto per l'originale e talento che in futuro saprà sicuramente mostrare meglio.

Daniele Nuti