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I FIORI DI KIRKUK Fariborz Kamkari

Regia : Fariborz Kamkari

Anno : 2010

Nazione : Iraq, Italia

Durata : 115 minuti

"Gli amori impossibili non finiscono mai" cita la frase di un famoso film di recente uscita, quando poi diventano anche pericolosi la storia assume i tratti di un giallo noir alla Roman Polansky (vedi Chinatown 1974).
Il passato (la storia che ci viene insegnata a scuola) ci insegna che il nemico è alle porte, "ARMIAMOCI E PARTIAMO" o meglio, "ARMIAMOCI E BASTA" potremmo dire, "distruggiamo l'opposizione colpevole di opporsi e annientiamo una volta per tutte il nemico impiccione" (queste si presuppone siano state a grandi linee le parole utilizzate da Saddam Hussein all'indomani della Guerra Iran - Iraq esplosa definitivamente nel 1980).

È proprio in Iraq, culla suo malgrado del più sanguinoso e brutale dei conflitti (fonti rivelano l'uso di armi chimiche da parte del governo iracheno), che ha inizio la storia; è proprio qui che l'amore puro,incontaminato fra due giovani medici, si scaglia contro un sistema che di amore non vuol sentir parlare. Lui, Sherko, giovane medico dal nome impronunciabile, dissidente per "passione" ; lei, Najla, dottoressina dalla scollatura facile, europea d'adozione che torna a Kirkuk lasciando gli studi italiani per correre alla ricerca del suo amato, forse nascosto, forse scappato, chissà.....proprio di "corsa" intesa nel senso stretto del termine tratta l'intero film, una corsa estenuante contro un tempo nemico che non permette loro, una volta ritrovatisi, di poter godere di attimi insieme perché "il regime potrebbe scoprirli e ammazzarli", perché "il regime è ovunque".
Il film che vuole essere una sottile ma corposa denuncia alla politica o meglio all'abuso di politica di Saddam Hussein, ripercorre con gli occhi di una donna per lo più innamorata, tutti gli stadi di una vicenda che ha sconvolto e continua a sconvolgere tutt'oggi il mondo contemporaneo (si noti ad inizio film le immagini documentate della caduta della statua di Saddam Hussein a Bagdad nel 2003, emblema di una ritrovata libertà). Con le incantevoli musiche dell' Orchestra di Piazza Vittorio e gli scenari suggestivi di un' Iraq "bella e dannata" ,si susseguono immagini di vita reale, una vita fatta di regole quelle religiose per lo più, lontana da qualsivoglia forma di libertà (questa non è permessa), lontana da tutti gli stravizi di una modernità che non deve obbligatoriamente appartenere loro.

A voler fare un paragone forzato potrebbe ricordare un "Romeo e Giulietta" dei giorni nostri, l'amore pericoloso in effetti ci è stato raccontato fin dai tempi che furono, ma qui di amore forse non si tratta...o sì?

 Chiara Boriosi