On Air Stiamo trasmettendo:
Eightis

Parola di DJ

newsletter
Vuoi essere informato su tutte le novità di Radiogas?
Iscriviti alla nostra newsletter
Scrivi la tua email



L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO

di Dario Argento (Italia, 1970)
con Tony Musante, Suzy Kendall, Enrico Maria Salerno, Eva Renzi



In una Roma notturna e desolata c'è solo la luce abbagliante di una immensa vetrina, una galleria d'arte, una donna che urla attraverso il silenzio di un vetro impenetrabile, una notte che si tinge di rosso.




Ne è testimone lo scrittore americano Sam Dalmas, (Tony Musante), che suo malgrado sarà costretto ad indagare una volta capito che c'è un serial killer dietro all'omicidio, un killer che lo prenderà presto di mira, ma dietro a tutto le cose non sono sempre come sembrano, infatti nebbie contorte si addenseranno mano a mano che la vicenda sembra sciogliersi, ma è solo un'illusione di carta, e niente di più, visto che la verità è dietro l'angolo, o forse più su, tinta di cristallo.
La parte dell'ispettore è affidata ad Enrico Maria Salerno, che gioca con le sue caratteristiche espressioni ambigue dirottando lo spettatore verso i lidi scontati, per rifuggire la verità del finale improvviso. 
 
Anche Musante mette il suo volto a rendere portante il ruolo, si trasforma a piacimento ma ha un'impronta grottesca per tutto il film. 





Tutti i ruoli, com'è nello stile del regista, sono caricaturizzati e zeppi di caratteri riconoscibili, come l'impermeabile di Salerno ad esempio, stereotipo del detective troppo impegnato per curare il proprio aspetto.

Primo lungometraggio per Dario Argento ed autentico cantiere su cui imbastire e sviluppare il proprio stile, "L'uccello dalle piume di cristallo" è fondamentale perché si discosta dal classico thriller, introducendo, sebbene in maniera del tutto embrionale, quegli elementi gotici che saranno di lì a poco il marchio di fabbrica del regista, nell'apice, cinque anni più tardi, del capolavoro "Profondo Rosso".

Argento pesca Musante dal film "Metti una sera a cena", del quale il regista è stato co-sceneggiatore, e lo adatta ad una storia che non ha necessariamente bisogno di spigoli duri, ma smussa e taglia dove occorre, o dove mai ci si aspetterebbe, per poi, magari puntare su sfumature del tutto distaccate dal contesto principale.

Colonna sonora splendida firmata Ennio Morricone e fotografia firmata da un giovane Vittorio Storaro.

Fondamentale.

Daniele Nuti