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NON APRITE QUELLA PORTA

(The Texas Chainsaw Massacre)

Di Tobe Hooper (USA, 1974)
Con Marilyn Burns, Allen Danziger, Paul A. Partain, William Vail, Teri McMinn, Edwin Neal, Gunnar Hansen, Jim Siedow, John Dugan



C'erano una volta gli anni '70 ... un'epoca in cui il genere horror viveva una sua seconda età dell'oro, iniziata dopo il 1968 e grazie all'opera di un certo George A. Romero, che ridefinì completamente il genere. A quel tempo muovevano i primi passi registi di genere horror leggendari, come Wes Craven, John Carpenter, David Cronenberg.

 E poi c'era Tobe Hooper, forse meno conosciuto ai più, che nel 1974 girò questo film, scrivendo una nuova pagina del glorioso cinema horror. La trama è molto semplice: un gruppo di ragazzi fa una gita fra le campagne del Texas, ma si troveranno invischiati negli affari di una famiglia che fa strane profanazioni di tombe e dove uno dei componenti ha una maschera fatta di pelle umana...

La trama potrebbe sembrarvi banale, e forse al giorno d'oggi lo è, ma la forza del film è un'altra. Prima di tutto si ispira a fatti in parte veri (alle gesta del serial killer Ed Gein) e questo rende il film più realistico, poi ciò che colpisce è lo stile di regia: Hooper riprende i fatti come se fosse un documentarista, con un distacco e una freddezza da far paura.

 
 
Non usa artifici registici per epurare o rendere il film più digeribile, ma mostra tutto l'orrore in presa diretta, con pochi essenziali stacchi di montaggio, rendendo lo spettatore partecipe dell'orrore come mai era successo prima.

Ma la cosa più anomala di questo film è che, nonostante ci siano tutti gli ingredienti necessari (motoseghe, cannibalismo...) per farne un'opera banalmente truculenta, di sangue se ne vede pochissimo. Questo film è considerato il capostipite del sottogenere gore, ma che di gore ha ben poco. Perfino quando vediamo Leatherface (diventato personaggio di culto tra gli appassionati) all'opera con la sua tremenda motosega, non vediamo quasi mai direttamente tagliare la carne. Hooper suggerisce più che mostrare e lascia che l'immaginazione dello spettatore galoppi liberamente.

Tutto questo, unito a delle musiche piuttosto paurose e ad una fotografia volutamente da cinepresa amatoriale, sporca, che comunque riesce a creare contrasti di luce e colori indescrivibili, fa sì che questo film sia un esperienza allucinante e sconvolgente. Mostra la violenza più esplicita, ma conserva gli elementi chiave per creare tensione e inquietudine, tipici dei vecchi horror. Quindi se volete un film che vi dia forti emozioni, senza essere per forza sanguinolento e disgustoso, questo fa al caso vostro. Non mancano comunque geniali spruzzate ironiche che fanno sì che non si prenda eccessivamente sul serio.

Assolutamente da antologia tutto il primo inseguimento tra la protagonista Marilyn Burns e Leatherface (Gunnar Hansen): dieci minuti di urla e sibili di motosega ininterrotti.

Ma anche tutta la seconda parte è un colpo da maestro e mette davvero a dura prova i nervi dello spettatore. Peccato che poi Hooper non sia più riuscito ad avere ispirazioni così alte (ma se vi piace vi consiglio, Quel motel vicino alla palude; Poltergeist; e Le notti di Salem). Sono stati fatti tre seguiti (uno diretto dallo stesso Hooper) e un remake inutile.

P.S. se per caso andate in gita nelle campagne americane, vi sconsiglio di entrare nelle case altrui se non vengono ad aprirvi...

Mirko Ciardi                   

Per commenti:mirko.metal@yahoo.it