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PROFONDO ROSSO

di Dario Argento (Italia, 1975)
Con: David Hemmings, Daria Nicolodi, Clara Calamai, Glauco Mauri


Tanto e poi tanto si è scritto in più di trent'anni a proposito di questo autentico capolavoro del cinema italiano dei '70, per cui non voglio trattare la trama del film, semmai mi voglio un attimo soffermare su ciò che questo film rappresenta, perché "Profondo Rosso" è il capolavoro di Argento e racchiude elementi di importanza rilevante. È l'ultimo film, ad esempio, dell'attrice pratese Clara Calamai, che appare in questa pellicola eroina di se stessa, uno sguardo nostalgico ad un passato glorioso, in una dichiarazione esplicita di malinconia dietro ad una maschera di rabbia celata.

Gli ambienti in cui i protagonisti si muovono sono sospesi tra passato e futuro, la villa che fa da sfondo alla vicenda si trova a Torino, in Corso Lanza, è la celebre villa Scott, costruita nel 1902, un set naturale dove ambientare la centralità delle scene di maggior spessore della pellicola.

Sono proprio le scene in cui un brivido pervade la schiena, sottolineate dalle note azzeccate, ossessive, della colonna sonora firmata dai Goblin, un tessuto visivo e sonoro che si amalgama con il dubbio della suspence, come solo il maestro Argento sa tessere.

In contrapposizione troviamo ambienti urbani in penombra, sterili e di un moderno d'altri tempi, che fanno divenire una semplice piazza vuota un vero palcoscenico, una città d'altri tempi in sospensione tra passato e futuro.

 
 

Se nelle precedenti pellicole del regista trovavamo una consequenzialità degli eventi piuttosto lineare, qui la prevedibilità è invece un abile inganno che stupisce per intenzione e resa delle scene.
Ciò che sembra più innocuo diventa inquietante, un motivetto orecchiabile per bambini, un bambolotto o un merlo indiano che improvvisamente qualcuno ha fatto uscire della gabbia.
Un film da vedere e rivedere, ottima l'edizione in dvd che comprende anche un'intervista al regista Dario Argento.

Daniele Nuti