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UNA NOTTE DA LEONI 2 - Todd Phillips

 

Regia: Todd Phillips

Anno: 2011

Nazione: U.S.A.

Durata: 102’

 

Una premessa è d’obbligo: è cosa sana e giusta dissociare sempre il primo dal secondo (i dietisti insegnano); come nell’alimentazione è buona abitudine mangiare o il primo o il secondo così al cinema è preferibile optare per l’uno o l’altro (i sequel possono restare indigesti sin dal primo boccone). Una Notte da Leoni 2 rappresenta quella bistecca di troppo dopo un lauto piatto di carbonara; dovrebbe (il condizonale è d’obbligo) rappresentare il seguito del successo che fu, ma a stento riesce ad arrivare alla trachea.

I personaggi sono gli stessi, i nomi che suonano come abbreviativi idem, la situazione da pellegrinaggio forzato a Lourdes è paro paro la medesima.. ciò che differisce è la scenografia. Là eravamo a Las Vegas, qui siamo a Bangkok; la Bangkok che non tutti conosciamo (o forse sì), quella sì dei templi buddisti, ma anche la capitale della prostituzione minorile della criminalità organizzata.

Il matrimonio in questione stavolta è quello del dentista ex sdentato Stu (un paradosso), compagno felice di una thailandese da urlo (la carriera compensa la mancanza in beltà), i testimoni di nozze sempre gli stessi, il gangsta cinese dagli agganci pericolosi non è invecchiato di una ruga (solo stavolta è accompagnato da una scimmietta drogata vestita di giacchette in stile ‘80s). Niente è cambiato per i nostri giovani eroi, le disgrazie sembrano seguirli con accurata precisione, anche stavolta la solita pillola ingurgitata per caso, versata dalla medesima persona; anche stavolta un risveglio inaspettato in un letto che non lascia preannunciare niente di buono. Le vicende, aiutate da un desaparecido di primaria importanza (il fratello della sposa), si susseguono a ritmo di scontri a fuoco, incontri peccaminosi con insospettabili trans, spacciatori, scippatori, tatuatori; le battute in certe scene sembrano uscite da un film di Alvaro Vitali ma nel linguaggio d’oggi dove niente è lasciato al caso (tantomeno la malizia) funzionano.

Il cast tutto hollywoodiano si riconferma affiatato, Galifianakis (sembra esserci ma è palese che ci faccia) è anche stavolta l’ago di una bilancia un po’ in sovrappeso; Paul Giamatti nelle vesti di un poliziotto in “borghese” taglia 62 si spoglia della sua abbondante aurea da rincoglionito per fare il duro. Un plauso speciale va a Mike Tyson che è riuscito anche stavolta ad avere un ruolo fin troppo impegnativo per il suo normale potenziale.

Originale infine (anche se alla seconda l’originalità sfocia in ripetitività) l’idea di concludere il film con scatti fotografici vietati ai minori di 14 anni, a rendere il film più vicino alla vita vera.

 Chiara Boriosi