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Pistoia Blues 2010

14 Luglio 2010: Astra, North Atlantic Oscillation, Anathema, Porcupine Tree.

 


 La 31° edizione del Pistoia Blues si apre all'insegna del rock dalle forti tinte prog! Il gruppo più atteso è sicuramente quello di Steven Wilson che è approdato a Pistoia per esibirsi, così come tutti gli altri gruppi di questa rovente serata di Luglio, nell'unica data italiana. Ma i gruppi chiamati a scaldare il palco ai Porcupine Tree non deludono le aspettative!
Aprono la serata gli Astra, formazione californiana progressive tanto nella musica quanto nell'abbigliamento, quattro pezzi in quasi quaranta minuti! Un album all'attivo e molte buone possibilità di fare strada se riusciranno a dare un taglio più personale alle proprie composizioni e soprattutto se riusciranno a "condensare" la propria proposta che, in sede live, potrebbe alla lunga annoiare.

Dagli States si vola fino alla Scozia con i North Atlantic Oscillation, altra giovane band che arricchisce di venature elettroniche i propri brani. Sono il giusto intermezzo tra la serietà heavy prog degli Astra e il sound pieno di richiami ed influenze (..chi ha detto Pink Floyd?!?) degli Anathema.

Gli Anathema, gruppo dei fratelli Cavanagh non delude le aspettative e l'unica nota "dolente" è legata al fatto di non aver avuto il tempo necessario per poter creare la giusta atmosfera, elemento imprescindibile per questo gruppo che da "Serenades" (1993) ha continuato ad evolversi, anno dopo anno, fino ad arrivare al bellissimo "We're here because we're here" dal quale sono stati eseguiti svariati estratti tra i quali "Universal", l'emozionante "A simple Mistake" e "Everything ", cantata da Vincent con l'accompagnamento della dotatissima vocalist Lee Douglas (autrice di una performance canora stupenda, specialmente durante l'esibizione di "A natural Disaster"). I favolosi "Judgement" ed "Alternative 4" non hanno avuto il giusto risalto, se non per l' immancabile "Fragile Dreams", canzone con la quale la band di Liverpool si è congedata dall'audience del Pistoia Blues che ha veramente molto gradito l'esibizione nel suo intero. Ma d'altra parte , non ci si poteva aspettare niente di particolarmente diverso: il disco da promuovere è "We're Here because we're here"...
Il palco si svuota molto velocemente e viene preparato per l'esibizione dei Porcupine Tree: set di chitarre, passaggio di aspirapolvere (Steven Wilson usa esibirsi scalzo) e al centro del palco viene posizionato quello che a prima vista avrebbe tutte le sembianze di un antico scrittoio ma che in realtà nasconde una tastiera.

Tocco alla Wilson che contribuisce non poco a creare un' atmosfera familiare e nostalgica (sulla scia del video di Lazarus). Il concerto si apre con "Occam's Razor" da "The incident"; sempre dall'ultimo disco verranno eseguiti anche altri pezzi, su tutti la camaleontica "Time flies" e "Drowing the line". Altri brani tratti da "The incident" si alternano ai classici della discografia dei Porcupine; ci sarà spazio per una strepitosa versione di "Hate song", le atmosfere rarefatte di "Russia on ice", la parte centrale di Anesthetize (per intendersi il momento più heavy dell'intera discografia dei PT) e l'immancabile dolce nostalgia di "Lazarus". Il concerto si chiude con il classico "Trains"; dispiace solo che sia durato così poco (un'ora e mezza di esibizione). Si è comunque trattato di uno spettacolo incredibile, esecuzioni perfette coadiuvate dalle immagini montate da Lasse Hoile proiettate sullo schermo dietro la band. Perfetta la sintonia tra i musicisti (le atmosfere create da Richard Barbieri sono assolutamente geniali, il drumming di Gavin Harrison è come al solito stratosferico e la precisione di Colin Edwin rende la sezione ritmica dei PT una delle migliori che la scena prog abbia mai prodotto).

Una menzione particolare per l'ottimo John Wesley oramai dal 2002 elemento imprescindibile per il sound live dei Porcospini. In definitiva, nessuna aspettativa è stata delusa e il coinvolgimento da parte del pubblico (e di chi scrive) è stato totale!!!

 Roberto Biancalani e Chiara Felice