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BATTIATO ON THE BEACH - Christian Zingales

Autore :Zingales Christian

Arcana Editore Srl

pagg. 210, Euro 17,50


 Qui siamo di fronte ad un'approfondita esegesi dell'opera battiatesca, attraverso 41 brevi capitoli che prima procedono "per temi" e poi rivisitano cronologicamente tutta la sterminata produzione del cantautore siciliano. Sicuramente si tratta di un libro che va letto per entrare meglio nel complicato mondo di Franco (lo chiamo per nome perché, dopo averlo visto dal vivo innumerevoli volte, lo considero alla stregua di un vecchio amico) e per coglierne significati reconditi e profondi. Ci sono però dei difetti che ho notato nel leggere e che alla lunga risultano un limite importante per questo testo:

 

1) Si insiste troppo sulle motivazioni politiche dell'ultima produzione, forse ben oltre le reali intenzioni dello stesso Battiato. Sicuramente quest'ultimo non ha in simpatia Berlusconi e la sua corte dei miracoli (ci mancherebbe), ma non si è mai trasformato in un artista politicizzato. Semmai è un libero pensatore che ha parlato di politica tutte le volte che aveva veramente qualcosa da dire e che ha scorto un pericolo per la democrazia nel nostro paese. Questi sono i casi "seri" di due canzoni splendide come Povera Patria e Inneres Auge; le altre "invettive politiche" del nostro sono spesso solo ironiche constatazioni di qualcuno che eccede nel collocarsi al di sopra del resto dell'umanità.

2) Zingales è evidentemente un fan sfegatato di Battiato perché si "dimentica" di stroncare alcuni episodi francamente imbarazzanti nella carriera del nostro, arrivando perfino a giudicare un album fondamentale il pessimo Ferro Battuto del 2001. Quando tira le orecchie a Battiato per la tamarraggine del duetto con Cristina Scabbia dei Lacuna Coil (I'm That del 2004) dice testualmente "il concetto ci sta, la forma è quella che è, ma Battiato è grandissimo anche per queste concessioni al ridicolo". Sarebbe stato invece giusto dire: "il concetto ci sta, la forma è quella che è, non degna di un disco di Franco Battiato". Mi sarei inoltre aspettato qualche stroncatura sulla produzione velleitaria e pretenziosa della seconda metà degli anni '70, precedente alla svolta pop.

3) I testi delle canzoni hanno sempre una predominanza di analisi rispetto alla musica. Trattandosi di un musicista piuttosto coraggioso ed innovativo, mi sembra un approccio perlomeno limitato.

4) E' tutto da verificare l'inserimento di Franco Battiato all'interno di una sedicente "sacra trimurti" del cantautorato italiano insieme a Lucio Battisti e Lucio Dalla. Si fosse almeno chiamato Lucio anche lui!


 Lorenzo Allori