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ESCHE VIVE - Fabio Genovesi

Autore: Fabio Genovesi

Mondadori

Pagg. 385

Euro 19,50

 

Non si uccidono forse così anche i ragazzi?

 

 

Come le canta chiare lui, ci riescono in pochi. Le scrive così, nude e crude. E uno legge e dice, porca misera, c'ha proprio ragione. Perchè se vi siete stufati della grande, enorme balla di una Toscana da cartolina, quella dell'olio bono, del vino migliore del mondo, delle cultura che si respira per aria e della campagna che è un incanto, Fabio Genovesi vi piacerà. Lui lo racconta a chiare lettere, che la Toscana non è un'isola felice, ma sta precisa precisa in un 'Italia che soffoca nella culla i suoi cittadini più giovani, e i suoi giovani migliori, e li fa ritrovare vecchi in un amen, a frequentare magari un luogo che invece dovrebbe essere pieno di giovani e non lo è. Ne conosciamo molti, di questi luoghi, che le amministrazioni comunali mettono su per farsi belle in campagna elettorale, e dopo le promesse ciao, non ci sono soldi, finisce tutto in una bolla di sapone. E così Tiziana, trent'anni, una delle protagoniste del libro, non ci dorme la notte e si ripete scema, scema, ma come hai fatto a rinunciare a un lavoro a Berlino per tornare a Muglione, provincia di Pisa, credendo di migliorare un paese morto solo perchè ti hanno messa a dirigere l'Informagiovani? E se Tiziana se ne sta lì, sola come un cane, circondata da vecchi, al diciottenne Fiorenzo non va mica meglio, con ancora fresca la cicatrice della morte della madre, un padre anaffettivo e fissato col ciclismo, una mano che gli manca per colpa dei petardi, e una band heavy metal che non decolla. Il padre è fissato anche con un altro ragazzo, Mirko detto il Campioncino, terzo vero protagonista di questo romanzo, venuto dal Molise a vivere in casa di Fiorenzo perchè il padre possa bearsi delle vittorie di quel piccolo fenomeno, imbranato nella vita quanto fulmine sulla bicicletta.

Ma le cose non vanno mai come uno crede che possano andare, anche in un addormentato paese della profonda e piatta provincia toscana. Così le vite dei tre protagonisti s intrecciano e cambiano, s'inerpicano, scivolano, e Fabio Genovesi è così bravo a far del niente un evento fondamentale che coinvolge tutti, da ricordare i racconti della grande Katharine Mansfield, che faceva a pezzi la borghesia del suo tempo raccontandone il vuoto, in punta di penna. Fabio Genovesi graffia e punge nello stesso modo. Già con Versilia Rock City (Transeuropa), si era assaggiata la sua penna giustamente velenosa. Ora affonda ancora di più, come l'esca nello stagno dove Fiorenzo va a pescare, per non pensare.

La bravura di Genovesi sta nel dipingere un quadro vero, reale, partendo da tre personaggi inventati, circondati da tremendi squarci di realtà che spazzano via i peggiori luoghi comuni con cui ci consoliamo e ci consolano. Non solo la Toscana felix che non esiste, ma anche i vecchi ad esempio, che, come oggi sappiamo, spesso non sono affatto saggi e buoni, ma rancorosi, nostalgici e soprattutto razzisti. I tre protagonisti di questo libro sono a loro modo straordinari, seppur sfruttati e soffocati dall'ordinarietà. Sono esche vive in uno stagno, che solo a volte si muove, e qualche onda può portarti anche a riva, dove c'è un appiglio, se lo sai vedere, se non ti lasci abbagliare dai cerchi sull'acqua.

 David Drago