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ROBIN D.G. KELLEY Thelonious Monk: storia di un genio americano

 

Autore: Robin D.G. Kelley

 

Casa Editrice: Minimum Fax

 

Pagine: 808

 

Prezzo di copertina: € 22,00

 

Serve un’opera monumentale per raccontare un monumento e per cercare di confutare alcune delle numerosissime leggende metropolitane che hanno accompagnato la vita del grande pianista e compositore jazz Thelonious Monk.

Il libro è accurato in modo perfino esasperante (al lettore non interessano un granché i voti ottenuti in matematica e letteratura inglese da Monk alle scuole superiori) e racconta con dovizia di particolari la vita spesso sfortunata di uno spirito libero. Si fa luce in modo definitivo sulla presunta pazzia di Monk ed anche su certi suoi strani atteggiamenti, che ne indebolirono la reputazione nel mondo del jazz degli anni ’50.

Su una cosa però, secondo me, questo libro fallisce: nel raccontarci da dove provenisse la musica di Monk. Il nostro Thelonious viene dipinto come un cocciuto ragazzotto che ad un certo punto della sua vita decide di sperimentare con gli accordi e le (dis)armonie rivoluzionando il modo di suonare ed aprendo di fatto la strada alla rivoluzione be-bop. Ma da dove venivano queste intuizioni? Dalla lettura della biografia (scritta come un romanzo da leggere tutto di un fiato) emerge chiaramente che Monk aveva elaborato una sua articolata filosofia musicale, così dettagliata da divenire quasi una teologia, le cui liturgie lui ha portato in giro sui palchi di mezza America per anni ed anni insieme con l’aiuto dei suoi quartetti. Cosa ci fosse però dietro le convinzioni di Monk non è dato di saperlo e forse il mito del geniale super – compositore in stile Nietzche è l’unico che l’autore non riesce a sfatare nella sua riverente ricostruzione delle vicende della famiglia Monk, dalle piantagioni del North America, fino alla tardiva gloria newyorkese del pianista.

Una lettura comunque consigliatissima, magari propedeutica al riascolto di album fondamentali per la storia del jazz come Genius Of Modern Music, Monk’s Music, Brilliant Corners o uno dei numerosi live album con Johnny Griffin al sax.

 Lorenzo Allori