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STEWART COPELAND Strange Things Happen

 

Autore: Stewart Copeland

Casa Editrice: Minimum Fax

Pagine: 383

Prezzo di copertina: € 17,50

 

Se esamino i motivi per i quali amo ed ho sempre amato i Police, mi trovo con una classifica che recita più o meno così:

 

3) la voce di Sting;

2) i riff di Andy Summers;

1) il pazzo stile batteristico di Stewart Copeland.



E’ quindi un’occasione per me piuttosto golosa quella di leggere l’autobiografia di uno dei miei musicisti preferiti, apprezzato autore di colonne sonore e motore ritmico portante anche di band come Curved Air e Oysterhead.

Ebbene la lettura di Strange Things Happen: la mia vita con i Police, il polo ed i pigmei conferma in modo financo sospetto l’immagine pubblica che si irradia dalla figura di Stewart: un uomo felice ed appagato che non ha mezze misure tra ilarità ed ira.

Se questo è davvero Stewart Copeland, grazie lo stesso, ma non mi interessa. Ed infatti il libro scorre noiosissimo e povero di nozioni musicali. E’ come una sorta di gigantesco blog in cui il batterista si è divertito a raccontare in modo sempre scanzonato alcuni avvenimenti della propria vita. Ed è strano che non si parli affatto dei Police se non per raccontare una sorta di “diario” del mega tour della reunion (2007 – 2008). Qualcosa di più si riesce a sapere dell’effimero progetto degli Oysterhead, ma vi giuro che le succose indiscrezioni sono assolutamente ridotte al minimo. Questo tizio suonava con Trey Anastasio e Les Claypool sullo stesso palco e non parla di nient’altro se non di quanto era divertente. Un velo misterioso copre la nascita del sound di questa strana band, che poteva essere la più grande della storia ed è invece rimasta un curioso side project del bassista dei Primus.

Riguardo alla vita giovanile in Libano (Copeland, che è americano e non inglese come si potrebbe pensare, è figlio di un pezzo grosso della CIA stanziato in Medio Oriente durante la Guerra Fredda), alla passione del batterista per il gioco del polo o per la pizzica salentina, non ci sono momenti in cui si riesca a dire: ecco il motivo per cui questo libro è stato scritto.

Una volta Stewart disse: “nei Police vige la più stretta osservanza delle regole democratiche. Due voti battono sempre uno, salvo quell’uno non sia quello di Sting”.

Verrebbe da dire “meno

 Lorenzo Allori