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A Toys Orchesta - Midnight Talks

 Guardando la copertina di "Midnight talks" degli A Toys Orchestra, con quella strana foto di un bacio che sembra un morso, si pensa subito alla vampira Catherine Deneuve e David Bowie che nella prima scena del film "Miriam di sveglia a mezzanotte" escono in cerca di prede.E proprio come i vampiri questo quartetto si è buttato sulla migliore musica degli ultimi 30 anni succhiandone l'anima.
Senza fare distinzioni, snobberie o scelte commercialmente premianti. Gli A Toys Orchestra ci regalano un disco intenso e prezioso dove ci si trova di tutto: dal rock, al pop a melodie che farebbero la fortuna di qualche indie band svedese. Oltre alla qualità della scrittura e all'originalità degli arrangiamenti orchestrali, è anche la varietà di stili nella track list a colpire. Nonostante siano arrivati già al quarto album la band ha evidentemente ancora molta voglia di sperimentare e di giocare con la musica, aspetto che premierà questa band si spera anche a livello internazionale.

L'album si apre con "Sunny days" una delicata ballata pop, supportata da una tastiera romanticissima e un rimando tra le voci di Enzo Moretto e Ilaria D'Angelis. Poi l'album prende quota con "Red alert", con delle tastiere che ricordano i migliori Cure e una melodia appiccicosa, e il rock viscerale e onesto di "Mystical mistake". "The day of the bluff" è un gioiellino con una melodia elegante che scivola su evanescenti accordi di chitarra, archi, celestiali e sinuosi cori, fino a deflagrare in un finale potente ed elettrico. "Celentano" è il titolo più didascalico e spiritoso che non si vedesse in giro da tempo. Il pezzo suona come una ipotetica perla rara inedita dell'Adriano nazionale, ma ovviamente del suo periodo migliore: i tempi del Clan.
"Plastic Romance, part. 1" è il cuore pulsante del disco, un impetuoso rock con arrangiamenti orchestrali entusiasmanti, fiati e percussioni e riff graffianti. Altra grande canzone che va citata è "Backbone Blues" con un incipit che ricorda i Led Zeppelin ma che poi si spinge molto più in la trasformandola in un pezzo epico e tiratissimo che è destinato a diventare uno dei cavalli di battaglia del gruppo nei loro set dal vivo. L'album si chiude con "Somebody else" un brano ricco e sofisticato pur nella sua immediatezza e semplicità. Sembra un paradosso ma non lo è. Ascoltare per credere.

Un album che può essere eletto come manifesto di quanto sia solida e viva la scena indipendente in Italia, a dispetto di un estenuante esterofilia che impera nei magazine e nel web.

 

Voto: ****

 


                                                                                               Matteo Lion