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Le luci della centrale elettrica -Canzoni da spiagge deturpate

Si prega di leggere tutto e non solo le prime righe altrimenti potreste incorrere in una mala interpretazione della recensione:
"Un disco inascoltabile di una banalità stereotipata unica!". Questo, con voce anche alterata, il parere della direzione di radiogas. Per carità, ognuno è libero di esprimere i propri giudizi e gli altri sono tenuti ad accettarli, giustificarli e contraddirli. L'accetto perchè ognuno ha i suoi gusti, lo giustifico perchè lo stacco generazionale tra chi vi scrive e la direzione è sostanzioso e questo secondo me in questo caso è importantissimo. E ora lo contraddico. Vamos!

Vasco Brondi, aka Le Luci della Centrale Elettrica, è giovane, ha fatto il cameriere per campare-cantare (sarà mica per questioni di "colleghismo" che mi sta simpatico?) e scrive canzoni adatte ad un pubblico di una decina d'anni più grande di lui che se non ricordo male ne ha ventidue.
Si accompagna da solo con la sua chitarra, disperato e intellettuale scrive canzoni che si identificano in buona parte alla metà dei giovani, quella che disprezza gli "happy Hour".

Parla di droga, sesso, fatica di campare con uno stile unico maschera l'amore dietro la cattiveria fatta di metafore impensabili ma decisamente belle e uniche (farò rifare l'asfalto per quando tornerai secondo me è la frase più esplorabile e interpretabile dell'album). Se la monotonia degli accompagnamenti, questo bisogna ammetterlo, può far storcere il naso a qualcuno è invece proprio la netta forza dei testi a determinare la bellezza di questo disco diventato il caso italiano dell'anno visto il forte tam tam di consigli all'acquisto che si fanno tra appassionati di musica meno conosciuta riguardo a questo disco.
E poi non penso che sia tanto un caso se uno vince il Premio Tenco nella categoria esordienti! (uno per tutti, Vinicio Capossela con all'una e trentacinque circa). Tra citazioni colte, spese al discount, mestruazioni in ritardo il nuovo cantautore italiano non farà fatica ad attaccarsi alle emozioni dei trentenni in crisi.
Io ve lo consiglio fortemente!
Tracce Migliori: Per combattere l'acne, Piromani, Fare i camerieri, La lotta armata al bar.
Giudizio: Da Avere.

Andrea Olmi

LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA? Meglio il vicolo corto...

Sostiene l'Olmi che probabilmente il mio giudizio moderatamente negativo su ‘sta monnezza di album è dovuta allo "stacco generazionale" tra me e lui (l'Olmi, non l'uomo dell'Enel). Temo che abbia ragione, ma non per il motivo che pensa lui (sempre l'Olmi). Il fatto è che solo chi ha 50 anni o giù di lì riesce a riconoscere in questo aborto quello specifico, inconfondibile tipo di bruttezza classico dei sottoprodotti dei mitici Seventies. Il coso, volevo dire, l'album del giovane Vasco non ha infatti nulla da spartire con l'ottimismo beota dei Berlusca Boys o con certo trash '80 scuola Rettore-Righeira. Niente di tutto ciò. Siamo invece di fronte, e non è senza un pizzico di commozione che lo rilevo, ad una imprevista riesumazione del "cretino di sinistra" ormai sommerso da decenni dal suo contraltare clericofascista. Date in mano questo disco a un comico (di sinistra) bravo nell'autoironia come Vergassola e ne farà un capolavoro. Visto che, come ammette lo stesso ns. divagatore notturno, la musica semplicemente non esiste (verrebbe da dire che il fatto che l'imputato suoni da solo gli permette di evitare l'accusa di associazione a delinquere...), passiamo perciò ai testi, un'esilarante antologia di umorismo involontario degna dei peggiori dialoghi di Antonioni (il regista, non il calciatore). Insomma: musica brutta, testi idioti, però si ride.

Indicazioni: per combattere l'acne e in casi di piromania.

Giudizio: da regalare al cognato ciellino

Morale: disprezzare gli "happy hour" non obbliga a fare uso di Tavernello.

Marco Monzali