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Peckinpah - That's All BadFolk

 
Bugs bunny alla fine di ogni episodio del suo cartone diceva sempre: "and that's all folks!" cioè "e questo è tutto gente!". Tutti abbiamo visto centinaia di volte quella scritta mentre lettera dopo lettera occupava lo spazio sotto il buco al centro dello schermo attraverso il quale spuntava la testa di Bugs Bunny o Gatto Silvestro o Speedy Gonzales. La maggior parte di questi cartoni con cui siamo cresciuti ci hanno da subito messo al corrente di una grande triste verità. Ovvero che spesso i nostri amici possono diventare anche i nostri nemici, con i quali spesso litighiamo ma stranamente non possiamo stare l'uno senza l'altro. Proprio come Tom e Jerry, Titti e Silvestro, Willy il Coyote e Bee Beep. Così è la vita: contraddittoria per vocazione.

E allora ecco che il titolo "That's all bad folk" del nuovo disco di Peckinpah, riporta la questione in un piano più adulto e consapevole. Meglio saperle da subito le cose, senza girarci intorno e senza cercare di alleggerire il carico. E questa estrema ricerca di onestà e di immediatezza sembrano essere la cifra stilistica di questo delicato e sfolgorante album.

Peckinpah è la sigla dietro al quale si cela Lorenzo Bettazzi, conosciuto per essere il bassista della rock band fiorentina Zenerswoon. Per il suo progetto solista però ci propone un folk cantautorale molto più intimo, intenso e puro come una confessione. Una scrittura semplice ma estremamente matura, che a tratti ("In the meantime" oppure "Nome of theme") può ricordare dei mostri sacri come Simon & Garfunkel, e scusa se è poco. Ma c'è posto anche per pezzi più movimentati, come "The seed", suggestiva melodia sospesa su un arpeggio di accordi raffinatissimi, con una batteria ossessiva che la sostiene. Insomma con Peckinpah la canzone pop/folk diventa adulta grazie alla semplicità degli arrangiamenti e alla classe degli assoli. Il tutto a fare da contorno a testi onesti e poetici che vanno a colpire inevitabilmente dove il dente duole: nel punto scoperto delle nostre anime scottate e ferite dalla vita. Inoltre, non nascendo come cantante, sorprende positivamente anche la voce: intensa, ben calibrata e con un originale timbro.

Concludendo possiamo dire che il lavoro di Peckinpah è un disco musicalmente omogeneo, perfettamente conservato in un'impermeabile bolla temporale distante anni luce dalla banalità, dai suoni sintetici e dagli arrangiamenti inutili che intasano le classifiche di oggi e che si sono sentiti all'ultimo festival di Sanremo, che qualche pazzo visionario si ostina a definire la vetrina della musica italiana. That's all bad folk... ma davvero!

Voto: ****(su cinque)

                                                                                           Matteo Lion

 

Link: http://www.myspace.com/badfolkpeckinpah