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BILLBRUFORD'S EARTHWORKS - Random Acts Of Happiness

 

Anno di pubblicazione: 2005

 

Brani: My Heart Declares A Holiday / White Knuckle Wedding / Turn And Return / Tramontana / Bajo Del Sol / Seems Like A Lifetime Ago (part I) / Modern Folk / With Friends Like These / Speaking With Wooden Tongues / One Of A Kind (part I – II)

 

Musicisti: Bill Bruford (batteria), Mark Hogdson (basso elettrico), Steve Hamilton (pianoforte), Tim Garland (flauto traverso, clarone, sax tenore, sax soprano)

 

 

Con Phil Collins, Karl Palmer e Neal Peart, Bill Bruford è uno dei quattro moschettieri delle batteria prog rock. Dirò di più, forse il buon Bill è il più geniale artista prodotto da quella straordinaria stagione del rock. Sicuramente alcuni di voi tireranno fuori i nomi di Robert Fripp, Peter Gabriel, Peter Hammill e qualcuno perfino Robert Wyatt, ma non c’è niente da fare, resto della mia idea. All’inizio della carriera Bruford è stato l’anima dei dischi più belli della carriera degli Yes, anzi possiamo dire degli unici dischi decenti di una carriera fin tropo lunga. E che dire della sua militanza nei King Crimson? Prima del suo approdo dietro alle pelli, i Re Cremisi, viaggiavano tra uno scioglimento e l’altro e con un Fripp ancora piuttosto confuso sulla direzione da far prendere alla sua musica. Nessun problema, arriva il versatilissimo Bill ed ecco due splendidi dischi di moderna fusion come Larks Tongues’ In Aspic (1973) e Red (1974).

Il quartetto Fripp, Bruford, Belew e Levin è stato forse il gruppo più moderno e creativo degli anni ’80 ed anche negli anni successivi Bruford ha saputo donare il suo drumming raffinato alle spigolose tessiture dei King Crimson.

Con il benemerito progetto Earthworks, Bruford ha deciso, per un periodo ben definito di tempo, di cimentarsi seriamente con il jazz. Si tratta di circa una mezza dozzina di lavori in cui il buon Bill dimostra di avere veramente tutto per figurare accanto ai grandi maestri del genere. E’ la batteria il motore propulsivo della musica degli Earthworks, una musica che è puramente jazz, ma spesso rasenta gli sperimentalismi della fusion e del prog rock più cerebrale.

Questo Random Acts Of Happiness è un gustoso album dal vivo in cui non si finisce mai di stupirsi di fronte ai virtuosismi di una piovra dagli infiniti registri. Saggiamente Bruford rinuncia ad inoltrarsi in certi fraseggi sui piatti che potrebbero far risaltare l’inadeguatezza del suo approccio rispetto ai grandi maestri come Max Roach, Tony Williams o Kenny Clarke e gioca la carta della poliritmia spinta. Da consigliare a chi vuole approcciarsi al jazz partendo dal rock.

 

 Lorenzo Allori