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BRAD MEHLDAU TRIO Where Do You Start?

Anno di pubblicazione: 2012

Provenienza: U.S.A.

Genere: jazz

Voto: ***

Brano migliore: Time Has Told Me


Commento: Mehldau viene, ormai da qualche anno, considerato il miglior pianista del mondo. Ormai avviato verso i cinquanta anni, è nel pieno della maturità espressiva e può quindi permettersi di fare uscire due / tre album all'anno, senza particolari cali di ispirazione e quasi sempre incentrati sulla forma del piano trio. La forza di questo strumentista è sempre stata la reinterpretazione di brani altrui, anche di repertori "eretici" a livello di jazz. Where Do You Start? prevede, sulla carta, un menù molto goloso, poiché è praticamente tutto incentrato su brani non autografi. Questa volta però occorre dire che Mehldau non ha fatto una scelta indimenticabile del repertorio, creando un'insieme di brani con poca liricità (elemento invece tipico del suo stile) e con invece abbondanza di insistiti ritmici ed intricati passaggi tecnici. Si parte con la quasi dimenticata Got Me Wrong degli Alice In Chains (stava sull'ep Sap del '92) ed è subito evidente la voglia del pianista di confrontarsi con la musica di un gruppo che aveva fatto delle armonie vocali il proprio marchio di fabbrica. Questo permette con più facilità momenti di pura improvvisazione ed un grande lavoro ritmico con la mano sinistra. I momenti migliori del disco sono rappresentati dalla vertiginosa sarabanda di Airegin di Sonny Rollins (straordinaria qui la prova del fedele Larry Grenadier al contrabbasso), dal fascinoso arrangiamento della Hey Joe di Billy Roberts (proprio quella portata al successo da Hendrix nel 1966) e dal momento in cui Mehldau affronta ancora una volta la prova di interpretazione di un brano di Nick Drake. Il cantautore inglese è, insieme a Thom E. Yorke dei Radiohead, il grande idolo compositivo di Brad, ed infatti la sua Time Has Told Me è il brano più riuscito del disco, anticipato peraltro da una jam scritta dallo stesso pianista che è più "nickdrakiana" dello stesso Nick Drake. Un album interlocutorio, lontano dal livello dei capolavori di fine anni '90.

Assomiglia a: ai soliti noti del pianismo jazz bianco.

Dove ascoltarlo: in cucina, mentre si cucina lentamente uno stufato invernale.