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DANILO REA Piano Works X: A Tribute To Fabrizio De André

 

Anno di pubblicazione: 2010

Brani: Bocca di rosa / Ooona / Caro Amore / Il pescatore / Ave Maria / La ballata dell’amore cieco / La stagione del tuo amore / Girotondo / La canzone di Marinella / Highlands / Carlo Martello / Valzer per un amore

Musicisti: Danilo Rea (pianoforte)

 

Mi fa molto piacere segnalare questo grande tesoro pubblicato da una piccola casa discografica tedesca. Danilo Rea ha poi deciso di portare in tournée (durante il 2011) i brani di questa magica session, realizzata durante un weekend di relax in un hotel sulle Alpi Bavaresi.

Il repertorio è piuttosto vario e ci mostra come Rea sia un vero conoscitore del cantautore genovese, capace di trovare gioielli melodici anche nei suoi album più controversi come La buona novella (1970), che peraltro anche lo stesso De André considerava uno dei suoi lavori preferiti, fino a proporne ampi stralci nell’ultima tournée precedente alla morte.

Oltre ai brani di De André, Rea qui propone due sue composizioni (Ooona e Highlands) ed un piccolo accenno al Concerto di Aranjuez di Joaquin Rodrigo Vidre che, nel 1959, ispirò a Miles Davis e Gil Evans il capolavoro Sketches Of Spain.

Per anni i jazzisti hanno improvvisato sulla base delle melodie delle canzoni dei musical anni ’20 e ’30 (i cosiddetti standard). Il motivo stava soprattutto nella ricchezza armonica di quelle melodie senza tempo, capaci di ispirare un improvvisatore anche per una vita intera. Progetti come lo “Standards Trio” di Jarrett, Peacock e De Johnette, ormai attivo da quasi un trentennio, sono lì a dimostrare come la “materia standard” sia un pozzo di San Patrizio dal quale è possibile cavare qualsiasi cosa. Il problema semmai sta nel pubblico, poiché le melodie di My Funny Valentine, I’ve Got You Under My Skin o Stella By Starlight ormai poco dicono agli ascoltatori di jazz più giovani. Non le riconoscono (perché spesso non hanno ascoltato gli originali) e quindi poco riescono a cogliere delle abilità improvvisative dei musicisti. Ecco perché è secondo me necessario provvedere ad un radicale rinnovamento del repertorio degli standard jazz. Gli ultimi quaranta / cinquanta anni di musica popolare hanno creato delle nuove melodie indimenticabili, che pur se armonicamente più semplici dei capolavori dell’età del jazz, forniscono materiale stimolante per i musicisti che vogliano accettare la sfida.

Purtroppo, oltre a Rea, solo i Bad Plus e Brad Mehldau si sono cimentati con continuità nella rivisitazione di brani pop e rock più recenti. Riconoscere però, dopo un intricato passaggio di scale pianistiche, la tersa melodia de La canzone di Marinella, non ha prezzo. E’ ora che il jazz esca dalla sua torre d’avorio e torni a parlare al cuore ed alle orecchie della gente, come ha saputo fare fino agli anni ’70.

Questo bellissimo disco, a tratti commovente, può servire a fare avvicinare a questa musica straordinaria anche dei neofiti cresciuti con il rock. Una musica popolare che diventa elitaria rinnega la sua origine e diventa un pezzo da museo.

 Lorenzo Allori