Commento: Il quartetto dell’est torna con un ep di lunga durata (tre brani per trentatre minuti) che mette in mostra i consueti pregi e difetti delle band di area prog. Grande maestria nella costruzione delle canzoni e degli arrangiamenti strumentali, ma anche un senso permanente di dejà vu. In questo devo ammettere che i Riverside sono diversi da altri loro colleghi perché inseriscono nel loro stile musicali elementi di stampo alternative (una voce talvolta un poco sporca ed una ritmica che non può ricordare i Tool) e con qualche strizzatine d’occhio al cosiddetto movimento “post metal”. In sostanza un lavoro che meriterebbe un voto più alto se non fosse per l’iniziale Goodbye Sweet Innocence, la quale risulta inutilmente prolissa.
Assomiglia a: Tool, Fates Warning. Dove ascoltarlo: in un capannone industriale ormai chiuso da tempo. |